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martedì 21 aprile 2015

CHI E' EMME X

Ciao a tutti!! Oggi voglio presentarvi la scrittrice EMME X di cui trovate una recensione del suo libro "Quando l'amore è amore" CLICCANDO QUI. Di seguito l'intervista che le ho fatto. Buona lettura!!




1) Emme X che tipo di scrittrice è?
Sono indubbiamente una scrittrice romantica. Mi piace spaziare tra l'amore drammatico e quello ironico. Preferisco inserire un colpo di scena o qualcosa di insospettabile, in modo da stupire il lettore. I finali non devono essere banali o intuibili.

2) Nei tuoi scritti parli principalmente di amore. Come lo definiresti questo sentimento?
Metto amore ovunque perché è un sentimento universale. Non per forza tra coppie, ma anche tra madre e figlia, tra sorelle e fratelli, per un animale... esistono tanti tipi di amore. L'amore è un sentimento estremo: ti fa sollevare in alto o ti annienta. Ti infonde coraggio o ti distrugge. Sembra che si sia già scritto troppo sull'amore, eppure c'è sempre quella storia che non è ancora stata raccontata. Ecco, vorrei fosse una delle mie.

3) Ti immedesimi nei tuoi personaggi quando scrivi o riesci sempre a mantenere una certa distanza?
Non riesco a rimanere distaccata dai miei personaggi. Li immagino nel profondo del loro essere e soffro, rido, mi emoziono e vivo avventure attraverso di essi. Questo vale sia per i personaggi maschili sia per quelli femminili. C'è una sorta di empatia che nasce con loro istantaneamente. Non potrei raccontarli se non vivessi i loro sentimenti.

4) Hai uno scrittore famoso al quale ti ispiri o da cui prendi spunto?
Ho letto talmente tanti libri che non saprei in chi identificarmi. Credo che, nel mio subconscio, abbia attinto da diversi autori. Mi piacciono le letture scorrevoli, lineari, che scivolano via con il susseguirsi degli eventi. Tutto sommato, però, ho un mio stile personale.

5) Attualmente stai scrivendo? Se sì, cosa?
Sì, sono alle prese con un nuovo romanzo. E' appena stato pubblicato il Prequel, un'introduzione alla protagonista Vittoria che racconta i suoi disastri amorosi e aspetta il suo Eros. Infatti si intitola "Aspettando Eros...". Il romanzo vero e proprio farà incontrare Vittoria e l'amore che ha sempre desiderato. Ma come? "Eros mi ha rapito", la dice lunga. E' una storia molto romantica e un po' insolita, a tratti divertente e a tratti preoccupante. E' la prima volta che scrivo una storia in prima persona.

6) Quando hai capito che la scrittura sarebbe diventata così importante per te?
Ho sempre amato scrivere. E' una parte di me, un istinto animale. Fino a qualche anno fa non avevo la giusta ambizione e sicurezza. Dicevo: "Ma a chi vuoi che interessi cosa scrivo?". Quando però la storia di Stella e Andrea - dal romanzo "La forza dell'amore" - si è insinuata nella mia mente con insistenza, mi sono detta: "Questa è la storia giusta per iniziare a scrivere e pubblicare". Così ho preso coraggio e mi sono lanciata nel mondo dell'auto-pubblicazione.

7) Decidi di scrivere un romanzo o un racconto: come procedi?
Non ho un metodo preciso. A volte ho solo un personaggio in mente, penso a cosa potrebbe fare, cosa potrebbe capitargli e inizio a prendere appunti sui vari episodi. Poi la storia si articola automaticamente. Altre volte ho un'idea generale della trama, come in quest'ultimo romanzo "Eros mi ha rapito!", quindi cerco di entrare nei personaggi e creare le situazioni, i dialoghi e i pensieri. I finali cerco di renderli interessanti, perché non gradisco quelli banali, come ho già detto.

8) Quanto contano per te i giudizi dei lettori? Ti è mai capitato di essere criticata per qualche tuo scritto? Se sì come hai reagito? Quando, invece, ricevi complimenti come ti senti?
I giudizi dei lettori sono essenziali: scrivo soprattutto per loro. Quando il commento è fatto con intelligenza, ha un senso e una reazione; se viene scritto un giudizio per denigrare a prescindere, allora è diverso. Ho ricevuto solo un commento negativo, relativo al mio secondo libro "Quando l'amore è amore". Ci sono rimasta male inizialmente, perché a nessuno fa piacere ricevere commenti negativi. Però non l'ho ritenuto costruttivo e, anzi, penso che la lettrice non abbia capito il senso ironico del mio romanzo. Non ha proprio colto la protagonista svampita e goffa che ho creato. Quindi non mi sono preoccupata più di tanto: quel giudizio non dice niente di vero e ognuno è libero di esprimere la propria opinione. Non si può piacere a tutti. Invece, i giudizi positivi fanno piacere, è inutile negarlo. Soprattutto mi gratifica sapere che il lettore abbia capito il senso della storia, la peculiarità dei personaggi e che si emozioni: ecco, entrare nel cuore del lettore è una grande soddisfazione.

9) A chi consiglieresti i tuoi libri?
A chi non vuole smettere di sognare. A chi ha una vita stressante e vuole rilassarsi leggendo un po' di buoni sentimenti. A chi cerca la speranza. A chi vuole divertirsi. Un po' a tutti, insomma. Vorrei accontentare ogni lettore, ma non è possibile, quindi spero che chi leggerà i miei romanzi ami il genere e lo apprezzi.

10) Leggi più scrittori emergenti o famosi? Perché?
Non faccio più una distinzione tra famosi ed emergenti. Per me un libro pubblicato - cartaceo o digitale - è meritevole di essere letto. Ho avuto tra le mani libri di autori famosi che hanno scritto storie inconcludenti, meravigliandomi che siano stati pubblicati ed emergenti ben scritti che raccontano storie emozionanti e viceversa. Quindi non c'è un metro di giudizio che mi faccia prediligere uno scrittore rispetto a un altro.


Come avete potuto leggere Emme X è una scrittrice molto intrigante e, avendo letto per ora un suo romanzo, vi assicuro che merita davvero la pena acquistarlo!!

Chi fosse interessato a farmi leggere un proprio scritto ed essere intervistato sul mio blog, deve soltanto contattarmi!!! La mia e-mail di riferimento è tonelli.elvira@inwind.it

lunedì 20 aprile 2015

IL SOLE ORA SPLENDE

Oggi vi segnalo l'uscita dell'ebook IL SOLE ORA SPLENDE. Lo trovate a soli 0,99 centesimi nei principali store online!!



Jessica è sola al mondo. La madre l'ha abbandonata all'età di tre anni ed è cresciuta con un padre alcolizzato che non ha lesinato in scenate e botte per i più futili motivi.

Tra mille difficoltà e vessazioni, questa bambina è diventata un'adolescente schiva e una ragazza problematica, ma conservando sempre un animo buono, pronto a perdonare anche gli errori più gravi.

Quando il vero amore fa capolino nella sua vita, stenta a credere che qualcuno al mondo possa prendersi cura di lei, che sia degna di ricevere tutte quelle attenzioni.

Ne ha quasi paura e prende le distanze, ma forse non tutto è perduto per chi ha un angelo custode che veglia giorno dopo giorno sulla sua vita.

Una storia d'amore delicata, profonda, che nasce e cresce a dispetto di tutta la cattiveria e il male che possono abbattersi su una esistenza!!!

BUONA LETTURA!!!

venerdì 17 aprile 2015

CONOSCIAMO L'AUTRICE MIRIAM SPIZZICHINO

In vista dell'uscita del saggio "Diversamente uguali", andiamo a conoscere meglio la scrittrice Miriam Spizzichino. Le ho rivolto alcune domande che riguardano il mondo della disabilità di cui ha ampiamente trattato nel saggio e lei come persona. Leggete cosa mi ha detto!!!!



1) Cosa ti ha spinto a trattare un tema così complesso o, per utilizzare un termine più appropriato, così importante?
Ho iniziato con il raccontare la mia visione del mondo e, purtroppo, il Novecento è stato un secolo che ha lasciato grandi ferite che mai si rimargineranno completamente. La discriminazione, con conseguente uccisione di massa, dei disabili è una di quelle. Al giorno d’oggi, però, la società ha cominciato a fare qualcosa di concreto per integrare al meglio le persone con disabilità. Piano piano tutto sta cambiando, ma ancora troppa strada abbiamo da percorrere!

2) L'esperienza che hai vissuto a contatto con i "diversamente uguali" cosa ti ha lasciato?
Mi ha lasciato tanto amore da donare al prossimo, ma questo è scontato quando passi una parte della tua vita a contatto con disabili o bambini e anziani. Il significato di tutto ciò che sono arrivata a concludere dopo tre anni di tirocinio è: non sono diversamente abili, ma diversamente uguali!

3) Quale messaggio vorresti che arrivasse ai lettori del tuo saggio?
Siamo tutti simili! Dovremmo smetterla di discriminare i disabili. Hanno veramente tanto da offrire al mondo, ma qualcuno ancora si ostina a non capirlo.

4) Il mondo è cambiato in meglio, ma molto è ancora da fare. Dove, secondo te, bisognerebbe intervenire subito?
Sicuramente nelle scuole, ma non a livello didattico. Purtroppo esistono ancora situazioni di bullismo nelle scuole verso soggetti diversamente abili e non solo. Tutti contro tutti per prendersi gioco del prossimo e fare il “simpaticone” con i compagni. Peccato che quel “fare il simpaticone” porta a conseguenze psichiche e fisiche incolmabili! Bisognerebbe insegnare agli alunni il rispetto verso il prossimo, seppur “diverso” da loro. Ricordo che durante gli anni del liceo, in classe avevo tre ragazze con tre handicap diversi. Cercavo sempre di integrarle nel gruppo, insieme ad altre compagne. La loro compagnia era molto piacevole e, anche se ci siamo perse di vista, porterò per sempre con me il ricordo che ho di tutti quei momenti passati insieme.

5) L'integrazione dei diversamente uguali nelle scuole e nel mondo del lavoro lascia ancora dietro sé sguardi di compassione. Cosa consiglieresti di fare per far capire alla gente che, al di là degli handicap fisici o mentali, siamo tutti uguali, tutte persone "residenti" in questo mondo?
Alla base della discriminazione c’è la mancanza di conoscenza, l’ignoranza. Per alcuni, invece, c’è una vera e propria fobia che viene chiamata “xenofobia” e significa “paura verso il diverso”. Un meccanismo psicologico che avviene nelle menti degli studenti è quella del raggruppamento fra simili, ma ciò porta ad una disgregazione del gruppo classe che, inesorabilmente, sfocia nell’emarginazione del soggetto ritenuto “diverso” e, nei casi più gravi, al bullismo. Consiglierei di mettere alla base di tutto la conoscenza, ma a volte neanche quella basta!

6) Parliamo ora di te come persona. Definisciti in tre parole.
Solare perché amo la vita e quindi sorrido al mondo anche quando mi volta le spalle. Testarda perché quando voglio raggiungere un obiettivo faccio di tutto per arrivare al traguardo. Infine, sensibile , forse fin troppo, ma questo lo giudicherete voi leggendo i miei scritti!

7) Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura?
La passione per la scrittura è sempre stata presente nella mia vita, ma non pensavo che potesse diventare un lavoro. Da bambina amavo inventare e raccontare storie fantasiose, ambientate in luoghi incantati. Una volta cresciuta, ho iniziato a buttare ogni mia folle idea su carta, fino a farle prendere forma e così mi sono ritrovata a scrivere racconti brevi.

8) Hai progetti o sogni nel cassetto?
Per ora mi sto concentrando molto sulla mia laurea che dovrebbe essere a inizio 2016, dopodiché vorrei concentrarmi sulla stesura di un romanzo che riflette le mie origini ebraiche, collegandole tra passato e futuro. Sarà il mio primo romanzo dopo due manoscritti dedicati ai “racconti brevi” e dopo il saggio “Diversamente Uguali”. Un bel passo avanti, ma ci vuole tempo e attenzione che io, al momento, tra la laurea e il lavoro all’interno del giornalismo di moda non riesco a dare.


Ringrazio l'autrice Miriam Spizzichino per averci parlato così ampiamente di lei e dei suoi progetti e vi consiglio vivamente la lettura del saggio "Diversamente uguali"!!! 



COSTO: 1,99 euro

CASA EDITRICE: Youcanprint

giovedì 16 aprile 2015

LIBRI CONSIGLIATI

Ciao a tutti!!!
Oggi vi voglio dare due consigli di lettura. Si tratta di un libro cartaceo e di un ebook, di cui trovate le recensioni a questo LINK


CARTACEO: UNA PAROLA E PER SEMPRE di Alessio Silo


EBOOK: QUANDO L'AMORE E' AMORE di Emme X

Entrambi bellissimi, scorrevoli, in grado di farvi sognare a occhi aperti!!!!

BUONA LETTURA!!!!




giovedì 9 aprile 2015

Amore Innocente




Cos è la vita? Ho iniziato a chiedermelo da poco, da ieri per la precisione. Prima non ci avevo mai pensato. Era tutto così scontato, così banale, così normale. E poi, si sa, le cose cambiano, certe volte in meglio, certe altre in peggio, ma cambiano. Come cambiamo tutti, in fondo. Il fatto è che adesso ho paura. Paura di vivere - quel che mi resta - e paura di morire, perché prima o poi accadrà. Non ci avete mai fatto caso che della morte si parla poco? Forse per esorcizzarne la paura, forse perché la vediamo come un qualcosa che sì, toccherà a tutti, ma non adesso, fra anni, tanti anni. Non è così. E, soprattutto, quando arriva, arriva. Non è come un licenziamento, del quale vieni avvisato almeno trenta giorni prima, per avere il tempo di somatizzare la notizia e iniziare a cercare altro, per aggiornare il curriculum che avevi salvato chissà dove nel computer, in chissà quale cartella. Se non lo trovi devi pure perder tempo a rifarlo. È sempre stata una “rottura” fare il curriculum. Che poi mi sono sempre chiesta se ci sia uno standard o se ognuno di noi vada su Google, scriva “come fare un curriculum”, scelga una delle mille opzioni di schemi che gli si offrono sullo schermo e via alla compilazione. Mah… che pensieri stupidi!! In ogni caso, riprendendo il filo del discorso, alla fine uno non sa se sia meglio non sapere quando e come avverrà quel momento, oppure essere preparati. Si può essere preparati a morire? Non credo, ma se uno sa che quel momento si sta avvicinando può prepararsi, nel senso che può salutare tutti gli amici, anche quelli che non vedeva e sentiva da anni, può scusarsi degli errori fatti o delle arrabbiature inutili o sbagliate, può abbracciare le persone alle quali tiene, può dire “ti voglio bene” a quelle stesse persone guardandole negli occhi, può respirare la vita che gli rimane a pieni polmoni, può fare ciò che ha sempre sognato ma, un po’ per pigrizia, un po’ per paura non ha mai fatto. Insomma… può tirare fuori quel coraggio che sapeva di avere, ma di cui non ha mai fatto uso. Riflettendoci bene su, però, non credo sia corretto comportarsi così, nel senso che dovrebbe essere scontato. Mettere tutta la nostra volontà in ogni cosa che facciamo ogni giorno, mai andare a dormire la sera senza prima aver chiesto scusa delle nostre mancanze o alle persone che, volontariamente o involontariamente, abbiamo offeso, sorridere sempre, cercare di essere felici, di gioire anche per le piccole cose. La verità è che ce ne rendiamo conto quando ormai è troppo tardi, quando manca poco, quando la fine sta per arrivare. E quando dico fine, intendo la fine di tutto. Anche se non è corretto dire così perché, almeno per i credenti di qualunque religione, c’è un dopo. Quello che ci spaventa è che non sappiamo cosa aspettarci. E poi la cosa più dura è staccarci dalle cose materiali, dalle persone che amiamo, dagli affetti e, diciamolo pure, da tutto ciò che ci circonda, dal mondo, dalla vita… Perché siamo nati per vivere. Ci sono, comunque, persone che vivono nell'attesa della morte. Mi spiego meglio: persone che sono così credenti da aspettare con gioia la morte per vivere la vita eterna, quella a cui, secondo il disegno divino, siamo chiamati. Ne ho conosciute di persone così e non posso nascondere la mia grande ammirazione nei loro confronti, in quanto non c’è nulla che le spaventi, nulla che le turbi. Ricordo la mamma di un ragazzo di appena vent'anni che ha scoperto di essere affetto da una forma di leucemia e che ha dovuto eseguire tutto l’iter delle cure: chemioterapia, radioterapia, con le solite, terribili conseguenze (perdita di capelli, vomito, nausea, dolore fisico e psicologico). La madre era tranquilla, allegra, solare. Quella di sempre, insomma. “Come ha fatto?” mi chiedo io che mi preoccupo quando qualcuno della mia famiglia ha una leggera influenza o un mal di testa legato alla stanchezza. Eppure ha vissuto quel periodo “nero” e lo ha superato pregando molto e mantenendo la serenità che da sempre la caratterizza. Come si fa a non ammirare una persona del genere? In effetti, se ci pensate, ognuno di noi avrà un progetto divino da portare a compimento. Per alcuni questo disegno ha bisogno di anni e anni per essere completato, per altri ne sono sufficienti di meno. Ma cosa decreta quel “di più” o “di meno”? Perché a me spetta vivere, che so io…, trent’anni e a te ottanta? Cos’hai tu di speciale che io non ho? Sono queste le domande a cui, pur da credente, non riesco a dare una risposta. È che succedono troppe cose brutte. Accendi il telegiornale e, su dieci notizie, almeno sette riguardano mamme che uccidono i propri figli, mariti che ammazzano le mogli, mogli che si fanno l’amante e che poi uccidono il marito ingombrante, per non parlare delle guerre in giro per il mondo dove puntare il fucile sul volto di un bambino innocente, sgozzare persone, lanciare bombe, è come per noi mangiare un piatto di pasta. Ora sto semplificando all’ennesima potenza, ma è solo per spiegare che mi sembra che si reagisca sempre troppo violentemente alle banalità. Pensate solo a quando siete per strada e state guidando. Davanti a voi c’è un semaforo rosso; vi fermate. Scatta il verde e voi, magari distratti, ci mettete un attimo a ripartire. Immediatamente suonano tutti i clacson delle vetture dietro di voi e magari parte anche qualche insulto, perché la gente non ha più pazienza. Credo che il mondo ci stia fuggendo dalle mani, uscendo dal nostro controllo. Siamo sempre di corsa, connessi ogni istante della giornata con il resto dell’universo. Quante volte vi capita, la sera, dopo una intensa giornata di lavoro, di cenare con il vostro compagno o la vostra compagna e i vostri figli e poi, dopo aver sparecchiato e sistemato la cucina, di sedervi sul divano con il televisore acceso, il libro in una mano e il cellulare nell’altra, pronti a controllare ogni notifica, ogni “mi piace” su Facebook, a rispondere prontamente alle mail che vi arrivano. In tutto questo dimenticate di parlare con chi vi circonda, di chiedervi come è andata la giornata, di scambiarvi opinioni su ciò che succede intorno a voi, di confrontarvi sulla routine quotidiana, di ridere guardandovi negli occhi, di consigliarvi sulle scelte importanti della famiglia, della casa, del lavoro. Intanto il tempo passa, e in un niente vi renderete conto di quante cose vi siete persi. Non pensate che, in fondo, i social network e internet, nella maggior parte dei casi, servano più che altro a farci fare i fatti degli altri? Non ditemi che non siete tra quelli che, ogni tanto, cercano il nome di qualche conoscente e vanno a curiosare tra le sue foto, tra i suoi “stati”, ecc.? Sembra che dopo uno si senta meglio. E, in effetti, ci iscriviamo a questi social network proprio per far sì che gli altri possano farsi i fatti nostri, leggere le frasi a effetto che ci affiorano alla mente, sapere se siamo felici, tristi, emozionati, stanchi, ecc. Ci interessa che gli altri possano vedere se siamo belli o brutti, alti o magri, biondi o bruni e capire anche se siamo simpatici o antipatici. D’altro canto oggi viviamo in un mondo dove ci sono più persone che si conoscono solo virtualmente. E, se si andrà avanti così, sarà sempre peggio. Dico peggio perché penso che conoscersi solo attraverso mail, chat, foto, non sia proprio la stessa cosa che vedersi faccia a faccia. È un po’ come quando si vuole cambiare casa e si inizia a cercare su internet cosa potrebbe fare al caso nostro attraverso i siti delle agenzie immobiliari. Certo, un’idea ce la possiamo fare, ma prima di decidere se acquistare o affittare qualcosa credo che tutti vogliano vedere di persona la casa in questione. Le foto, spesso, ingannano. I difetti, infatti, si possono nascondere facilmente e, in base all’angolazione da cui si scatta la foto, il soggetto può apparire più grande o più piccolo, più alto o più basso e così via. Con questo intendo dire che le amicizie virtuali possono essere bellissime, ma rimangono insipide, manca loro qualcosa, quel qualcosa che solo uno sguardo può dare. Tornando al discorso di prima, non trovate che sia proprio brutto non parlarsi neanche più in casa o perché c’è il programma, alla televisione, che non ci possiamo perdere per niente al mondo, o il pc e il cellulare ci tengono compagnia? Adesso anche la lettura sta diventando sempre più virtuale. Io sarò all’antica, ma non riesco a preferire gli e-book al profumo di un libro di carta, nuovo o usato, al rumore delle pagine sfogliate. È vero che i libri costano un sacco, ma esistono anche le biblioteche ben fornite che possono soddisfare le esigenze di tutti, degli appassionati delle storie d’amore e di avventura, dei gialli, dei noir, dei thriller, dei fantasy, ecc. È un bene che la società ogni giorno progredisca un po’ di più, che la tecnologia avanzi, ma ora si sta un po’ esagerando, a mio modesto parere. Immaginate se tornassero indietro i nostri nonni o bisnonni, cosa direbbero? Rimarrebbero sicuramente sbigottiti dal cambiamento che si è verificato negli anni e non capirebbero certi nostri modi di comportarci, perché un tempo ogni istante della giornata rappresentava un momento di condivisione: si lavorava nelle stalle e poi nei campi e la sera, nonostante la stanchezza, ci si riuniva a casa di uno o dell’altro a bere un buon bicchiere di vino e a raccontarsi storie vere o di fantasia. Forse anche per questo si litigava di meno e non si ricorreva tanto spesso alla violenza. Gli scatti d’ira che oggi ci accompagnano sono dettati proprio da un modo di vivere che ci chiede più di quanto noi possiamo dare. Sarebbe bello capire che la vita è una sola, a volte neanche troppo lunga, e che allora occorrerebbe fermarsi ogni tanto, riflettere e pensare se ciò che stiamo facendo sia giusto, se non ci manchi qualcosa, ma non qualcosa di materiale, qualcosa legato all’affetto, alle cose banali ma necessarie. Tante volte avremmo solo bisogno di un abbraccio, ma non c’è tempo per darselo. Tante volte basterebbe una telefonata, ma non abbiamo voglia di farla e rimandiamo. Il rimandare è diventato una moda. “Lo faccio poi, vado un altro giorno, adesso non ne ho voglia”. E se il “poi, un altro giorno” fossero troppo tardi? Se non arrivassimo più in tempo? Non ci pensate mai? Concordo con chi penserà che un conto sono le parole, un conto sono i fatti, ma possiamo sempre provarci, no? Pensate se ognuno di noi sapesse esattamente il giorno e l’ora in cui lascerà questo mondo. Non credete che si vivrebbe in modo diverso? Meno arrabbiati, meno di fretta, meno distratti, meno tutto insomma? Io per prima non ci avevo mai pensato, ma, come ho detto all’inizio, le cose cambiano e può cambiare anche il modo di ragionare, di vedere la vita, di vivere. Se le cose vanno bene, però, perché cambiare? Perché sbattersi più di tanto? In effetti è vero anche questo. Nessuno sa cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Semplicemente bisognerebbe solo fermarsi un attimo ogni tanto e farsi un esame di coscienza, guardare “dall’esterno” la propria vita e chiedersi se siamo soddisfatti, se stiamo bene, se è tutto ok o se, invece, si potrebbe cambiare qualcosa nel nostro stile di vita per respirare più serenamente, per essere più positivi. E, riflettendoci bene, non sarebbe neanche così difficile. Basterebbe isolarsi dal mondo, non accendere la tv, non leggere i giornali, spegnere il cellulare, il computer e abbandonarci a noi stessi. Non è necessario farlo sempre, basterebbe ogni tanto. Si può fare, no? Dovremmo imporcelo come regola. Un giorno ogni tanto. Farebbe bene, al nostro corpo e alla nostra anima. Il cervello si depurerebbe dai pensieri negativi e noi ci sentiremmo più leggeri, più noi stessi. E la storia che sto per raccontarvi racchiude un po’ tutti questi miei pensieri. Pensieri reali inseriti in un racconto di fantasia, con lo scopo di farvi viaggiare nella mente dei vari personaggi - piuttosto complicati caratterialmente - ed emozionare. Affronterò alcuni temi importanti, in primis la violenza sulle donne. Noemi è una vittima, una come tante, che dovrà cercare di recuperare la voglia di vivere per ritornare a essere se stessa. Parlerò della malattia che, spesso e volentieri, quasi per farci un dispetto, arriva all’improvviso, rovesciando tutti i nostri progetti, le nostre ambizioni, i nostri sogni e troppo sovente porta alla morte. Come si fa, per chi rimane, a superare un lutto senza modificare il corso della propria vita? Si può reagire o è meglio chiudersi in se stessi e lasciarsi travolgere dal vuoto che la perdita di una persona cara ci lascia? Affronterò il tema della solidarietà verso le persone svantaggiate, che vivono in condizioni estreme, in povertà e nella mancanza di mezzi per sopravvivere. Cercherò di farvi riflettere su quanto conti la carriera nella vita, se sia davvero così importante e, talvolta, più importante delle relazioni interpersonali. Il successo ci riempie la vita? O è solo un di più, un aiuto per farci sentire realizzati? Una storia che vuole lasciare a tutti voi un messaggio di speranza. La vita, in fondo, è unica per ognuno di noi, è una continua sorpresa, un arcobaleno di colori e siamo noi che possiamo scegliere di quale sfumatura dipingere la nostra, l’importante è non arrendersi mai.
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