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giovedì 27 settembre 2012

“La scelta” di Dax Ax

Gli occhi al cielo
le mani conserte
scivola il velo
si appoggia inerte
sul solido piedistallo della mente
la scelta
così rara e preziosa
mai le era sembrata così fumosa
"Accetto, non Accetto?"
il tempo scivolando
la risposta portò...

mercoledì 26 settembre 2012

LEGGO O NON LEGGO? QUESTO E’ IL PROBLEMA…

Leggo o non leggo? Questo è il problema… In Italia e non solo, si legge sempre meno. Questa non è una novità, ma un dato di fatto. Perché? Mancanza di tempo, di voglia o semplicemente pigrizia?

A pagina 13 del quotidiano “La Stampa” di oggi (26 settembre) c’è un articolo sul convegno di settore svoltosi ieri in Camera, indetto dalla presidente della Commissione Cultura Manuela Ghizzoni, secondo il quale pare che “gli addetti ai lavori” (editori, librai, esperti di marketing editoriale) fossero “contenti” dell’attuale situazione.

I dati emersi sono stati entusiasmanti? Proprio per niente… Solo che, sempre come citato dall’articolo, “anziché il diluvio, hanno subito solo un acquazzone”.

Pensate che in tutto il 2011, rispetto all’anno precedente, il numero di copie vendute è sceso complessivamente del 3,5%. Dall’ottobre scorso alla fine di giugno si è scesi addirittura al 6%.

Qual è stato dunque il motivo dell’apparente tranquillità che aleggiava ieri?

Il paragone con gli altri stati: in America il crollo è stato del 9,2%, in Inghilterra e in Austria del 7,2%, in Spagna del 3,9%. Solo la Francia ha tenuto con meno 0,2%.

Che dire? I dati sono davvero allarmanti. Se non si legge, come si fa ad elevare un po’ la cultura? Certo, c’è la crisi e i libri, ahimè, costano troppo… Anche se, a mio parere, la crisi è più che altro una scusa…

Infatti, pare che gli italiani riducano drasticamente le spese, ma non per quanto riguarda telefonia e informatica.

Insomma… meglio rinunciare a un cellulare di ultima generazione o a un buon libro?? Riflettete gente, riflettete…

sabato 22 settembre 2012

Ti guardo negli occhi e… di Elvira Tonelli

Ti guardo negli occhi e vedo il tuo infinito amore che mi avvolge. Mi sento protetta, fortunata ad averti accanto, felice di poter condividere ogni attimo della mia vita con te…

Ti guardo negli occhi e vedo la tua immensa bontà, la tua generosità…

Ti guardo negli occhi e vedo la tua passione che mi travolge…

Ti guardo negli occhi e vedo la tua grande personalità che mi coinvolge…

Ti guardo negli occhi e vedo il tuo cuore colmo di amore che si mescola con il mio, fino a diventare un unico grande cuore… quello del nostro amore…

martedì 18 settembre 2012

“Il tempo dei doveri… e il tempo dei piaceri” di Elvira Tonelli





E’ suonata la sveglia e ho aperto gli occhi sorridendo, felice per l’inizio di una nuova giornata. Con calma mi sono alzata e mi sono affacciata alla finestra. L’alba che potevo scorgere era magnifica…

Un turbinio di emozioni mi ha invasa e io continuavo a sorridere. Poi ho fatto colazione e, come ogni mattina, ho preso la macchina per andare al lavoro.

Per strada in tutte le auto che incontravo vedevo persone sorridenti alla guida e tranquille. Non un sorpasso, non un cellulare all’orecchio.

Sono arrivata a destinazione con qualche minuto di anticipo e passeggiando sotto i portici della mia bellissima città in attesa di entrare al lavoro, ho salutato – ricambiata – molte persone: chi solo con un cenno, chi con un dolce “Buongiorno”, chi con una stretta di mano. E di nuovo, tutti sorridenti…

Anche in ufficio i titolari hanno accolto me e le mie colleghe con un gentile “Ciao, come va?” e poi, ognuno al proprio posto. La sera sono rientrata a casa e mi sentivo stanca, sì, ma serena e felice.

“Bip… bip… bip…!”. Mi sveglio. “No… sono già le sette!” e di corsa scendo. Non ho tempo per guardare l’alba o per emozionarmi davanti ad essa. Sono in ritardo.

Per le strade c’è un caos pazzesco. Auto che superano in curva, automobilisti che imprecano, frenate, accelerate…

Sotto i portici la gente è di corsa, cammina con lo sguardo rivolto a terra. Sul posto di lavoro, appena un cenno da parte del titolare. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare e non perdere tempo.

La sera rientro a casa esausta. La giornata è stata pesante, il traffico snervante. Dopo una cena fugace, mi siedo sul divano. Vorrei leggere, ma mi viene in mente che nella stanza accanto c’è un mucchio di roba che sta aspettando di essere stirata e poi devo fare una lavatrice.

Guardo l’ora: le 23,30. Devo andare a dormire, mi si chiudono gli occhi…

E le emozioni per le piccole cose, il sorriso, la gentilezza, la voglia di fare due chiacchiere? Già… non c’è tempo…

Siamo immersi nella frenesia quotidiana… Il tempo… il tempo vola, gli anni passano e noi non ci accorgiamo più della bellezza della vita… Siamo immersi nei doveri: devo fare, devo andare, … Tralasciamo le amicizie, spesso non riusciamo a comunicare neanche con chi ci vive accanto…

Ma dove stiamo andando a finire? Forse dobbiamo porci una domanda sola: ne vale la pena? La vita è una sola, passa così veloce, almeno godiamoci gli attimi, viviamoli fino in fondo e ogni tanto togliamoci l’orologio e lasciamoci alle spalle il tempo dei doveri, per riappropriarci, almeno un po’, del tempo dei piaceri!!

mercoledì 5 settembre 2012

FORTUNA, IL BUCO DELLE VITE di Jolanda Buccella

Quando venne al mondo un lontano giugno del 1953, la piccola J. Rizzutelli non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe stata così avventurosa, talmente tanto da portarla a cambiare identità per ben due volte.



In realtà quando nacque nessuno pensava che la sua vita sarebbe durata abbastanza a lungo per colpa della sua malformazione, anche i medici conoscevano poco di quella patologia alla colonna vertebrale, l'unica cosa certa era che se fosse sopravvissuta la sua vita non sarebbe mai stata come quella degli altri bambini.

Ma J., almeno fino a quando nonna Umberta le rimase accanto, quasi non si accorse di essere diversa dagli altri, perché la vecchia signora Rizzutelli riusciva a farle credere che il mondo intero fosse alla sua portata. Poi quando la donna morì, per colpa di una strana malattia che l'aveva progressivamente resa muta e immobile, la ragazzina si rese conto di tutto all'improvviso.

Il peso della malattia le piombò addosso come un macigno e la trascinò in un inferno senza fine. Trascorse tutta la sua adolescenza ferendo a morte il suo povero corpicino, prima con dei digiuni disumani e poi con delle abbuffate senza ritegno, l'unica cosa che desiderava era annientarsi per non sentire più il peso di quella diversità che la rendeva così ostile agli occhi della gente normodotata.

Riuscì a trovare un po’ di pace soltanto quando scoprì l'amore per la scrittura e cominciò a sognare di poter diventare una brava giornalista. Si iscrisse persino all'Università per poter realizzare quel sogno ma dopo qualche anno, la sua brillante carriera universitaria ebbe una brusca frenata e così riemerse ancora una volta la J. autodistruttiva.

La delusione fu così grande, che decise di rompere i ponti con il resto del mondo e chiudersi per sempre in casa. Ma J. era una donna eccessiva che non aveva il senso della misura, era profondamente insicura e cambiava idea in continuazione, così dopo qualche mese di totale clausura prese una decisione clamorosa.

Decise di fuggire di casa, comprò un biglietto del treno e arrivò nella Capitale convinta che avrebbe finalmente dato una svolta alla sua vita. E così fu, la sua vita a Roma subì una svolta clamorosa, J. lasciò il posto a Piccoletta. Una povera barbona che per riuscire a mettere qualcosa nello stomaco era costretta a vagare per le strade della città alla ricerca di qualche ricco cassonetto della spazzatura.

Per quanti anni visse in quelle condizioni? La donna non seppe mai dare una risposta definitiva a quella risposta, nemmeno quando cambiò di nuovo identità e grazie all'affetto sincero di un affascinante medico ruandese dal passato misterioso, riuscì a diventare Fortuna, una donna matura e responsabile capace persino di amare.

Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse edizioni collana green giugno 2012, è un romanzo che vi coinvolgerà pagina dopo pagina, un romanzo che vi conquisterà e poi non potrete più farne a meno.

Sul sito della casa editrice in anteprima le prime venti pagine tutte da leggere e gustare http://www.ciessedizioni.it/fortuna/

CHI E’ L’AUTRICE
Jolanda Buccella nasce a Oliveto Citra (SA) il 28 giugno del 1980. Dopo aver frequentato il liceo linguistico di Campagna (SA) scopre la sua passione per la scrittura e la pittura. Attualmente vive a Milano per motivi di lavoro, ha una famiglia numerosa che adora ma lei è single per scelta degli altri, è un’accanita lettrice di romanzi latino americani, dipinge quadri astratti per sfogare tutte le sue emozioni negative e nel tempo libero segue con particolare interesse il calcio essendo una tifosa sfegatata del Milan. Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse edizioni è il suo primo romanzo, con il quale spera di regalare ai lettori una parte delle emozioni che ha ricevuto lei scrivendolo.