In attesa dell'uscita della seconda edizione del romanzo "IL SORRISO
INNOCENTE DELL'AMORE", ecco a voi il mio racconto "IL SOLE ORA SPLENDE".
Oggi vi propongo il CAPITOLO 5:
Arrivò il sabato mattina. Alle
nove in punto Raffa suonò alla porta. Jessica fece le ultime raccomandazioni a
suo padre e, valigia alla mano, raggiunse il suo ragazzo.
Partirono alla volta di
Bordighera. Qui Raffa aveva un appartamento, di proprietà dei suoi nonni, di
cui poteva disporre a piacimento.
In poco più di due ore arrivarono
a destinazione.
L’alloggio si trovava al secondo
piano di un palazzo in centro città. Era molto grazioso. Dopo un piccolo
ingresso si entrava in soggiorno. Qui vi era un divano rosso, un tavolino e un
televisore, sul lato destro un’ampia libreria e sul lato sinistro una porta
finestra che dava su una strada, per fortuna, poco trafficata.
La cucina era piuttosto piccola,
ma molto curata. Poi vi era il bagno e una camera con un letto matrimoniale e
un divano letto. Sistemarono la poca roba che si erano portati e prepararono un
pranzetto molto semplice: pasta al pesto e una milanese.
Nel pomeriggio ne approfittarono
per fare due passi sul lungomare.
Nonostante fosse Novembre inoltrato,
il clima era piuttosto mite. Una leggera brezza le scompigliava i capelli.
«Come sei bella con i capelli al
vento!», disse Raffa.
C’era poca gente e si stava
veramente bene. Mano nella mano percorsero tutto il lungomare, poi si
addentrarono in centro. Visitarono un parco con piante tropicali e, poi, si
fermarono in un bar a gustarsi una buona cioccolata calda.
Jessica notò che Raffa la stava
guardando e sorrideva.
«Che hai da ridere?», chiese.
«Sei veramente buffa!», rispose
lui.
«Buffa? E perché?», domandò
incuriosita.
«Sei tutta sporca di
cioccolato!!! », disse ridendo di gusto.
Jessica prese il tovagliolo e si
apprestò a pulirsi con cura il viso.
«Beh… grazie!! Potevi anche
dirmelo prima, al posto di stare lì imbambolato a guardarmi e ridere!», cercò
di dirgli con aria seria, senza però riuscire nell’intento.
Scoppiarono entrambi in una
sonora risata, poi i loro occhi si fecero improvvisamente seri e Raffa
sussurrò: «Ti amo tantissimo!».
Jessica abbassò lo sguardo, un
po’ imbarazzata. Non era ancora abituata a tutte quelle attenzioni che le
riservava.
«Sto davvero bene con te. Mi fai
sentire una principessa!», disse con voce appena percettibile.
Le sue guance si colorarono di
rosso… lei sentiva il calore al viso e sapeva di stare avvampando, ma decise di
non nascondere quel suo imbarazzo.
«Mi piace, sai quando diventi
tutta rossa?», disse, avvicinando pian piano le labbra alle sue e baciandola
dolcemente.
Uscirono dal bar che iniziava già
a farsi notte e si era anche messo a piovigginare.
Cercando di passare tra una
goccia e l’altra, raggiunsero l’appartamento.
Quella sera, causa maltempo, non
uscirono, ma si misero accoccolati sul divano, davanti alla televisione.
In realtà più che guardare la tv,
parlarono di tutto e di niente. Jessica adorava stare abbracciata a Raffa.
Sentire le sue braccia che la avvolgevano la faceva sentire protetta e al
sicuro. Una sensazione nuova per lei.
«Va tutto bene? Ti vedo
pensierosa», disse a un certo punto Raffa.
«Sì, tutto bene, stavo pensando a
mio padre… negli ultimi giorni l’ho visto più nervoso del solito. Spero solo
che non abbia ripreso a bere di nascosto».
«Ma no, stai tranquilla. Magari è
nervoso perché inizia a fare freddo e deve passare più tempo chiuso in casa…».
«Speriamo…», concluse Jessica.
Era il primo weekend che
trascorreva fuori casa e non poteva nascondere di sentirsi un po’ in colpa per
aver lasciato solo suo padre, anche se, come le aveva anche sottolineato Raffa,
era giunto il momento di pensare un po’ alla sua vita, visto che fino a quel momento
tutto ciò che decideva di fare ruotava intorno a Luigi.
Jessica sapeva che il suo ragazzo
aveva pienamente ragione, ma le sue preoccupazioni non potevano venir meno.
Nonostante tutto lui era sempre suo padre e, a modo suo, le voleva bene.
Dopo essere riuscita a scacciare
dalla mente questi pensieri negativi, la serata trascorse serena.
Lei si addormentò tra le braccia
di Raffa che, accortosene, la portò di peso in camera. La adagiò sul letto e,
con estrema cautela, si limitò a toglierle i jeans. Poi, prima di coprirla, si
soffermò a osservarla. Era bellissima. Quel viso d’angelo lo aveva colpito dal
primo istante che l’aveva vista, ma Jessica era bella in tutto e per tutto. Le
passò le mani sui capelli biondi e setosi, e con molta delicatezza la baciò
sulle labbra. Aveva una voglia matta di toccare tutto il suo corpo, di
respirare il suo profumo, di assaporare la sua pelle, di sentirla sua, ma tutto
sarebbe accaduto a suo tempo. Non voleva forzare i tempi perché ci teneva
troppo a quella ragazza. Lo aveva stregato e, conoscendo il suo passato,
l’unica cosa che voleva era offrirle un po’ di serenità e tanto amore.
Il mattino seguente Jessica si
svegliò e lo vide girato verso di lei che la osservava.
«Buongiorno Raffa, dormito bene?»,
chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
«Certo cara. E tu?», domandò.
«Anch’io! Credo di aver fatto una
tirata unica. Era già da parecchio che non dormivo così bene!», rispose.
«Lo sai che sei bellissima anche
quando dormi?».
«Mm... mi metti in imbarazzo se
dici così…», disse lei, nascondendo il viso sotto il cuscino.
«Vieni fuori da lì dolcezza…», e
la abbracciò.
«Anch’io ho dormito benissimo,
sai? Credo sia stata la tua presenza a trasmettermi queste onde positive!»,
disse ridendo Raffa.
«Ho fame!», piagnucolò lei.
«Possiamo risolvere in fretta
questo problema. Che ne dici di darci una bella rinfrescatina per svegliarci e
poi ci fiondiamo al bar all’angolo per una buona colazione?», propose.
«Ci sto», disse Jessica che, con
calma, si alzò e andò in bagno.
Dopo mezz’ora erano al bar.
Quella domenica, al contrario del
giorno precedente, a Bordighera splendeva un bellissimo sole. L’aria era
fresca, ma non faceva nemmeno troppo freddo. Trascorsero gran parte della
giornata seduti in spiaggia a rilassarsi e a parlare di loro. Raffa le raccontò
alcuni aneddoti di quando era bambino. Le confidò che, a circa sei anni, era
scappato di casa perché si era messo in testa di voler fare l’esploratore. E
per scoprire qualcosa, si sa, occorre muoversi, viaggiare. Aveva quasi raggiunto
la stazione ferroviaria senza, peraltro, avere in mente una destinazione
precisa quando, un amico di suo padre, lo riconobbe e gli chiese cosa facesse
lui lì. Raffa ci rimase molto male, non voleva dirgli la verità, ma poi
cedette. L’uomo avvertì i suoi genitori che, nel frattempo, si erano messi a
cercarlo ovunque, e lo riaccompagnò a casa. Suo padre lo guardò con due occhi
così intensi, arrabbiati e delusi, che lui si vergognò tantissimo, mentre sua
madre, in preda a una crisi isterica, gli mollò un ceffone e lo mise in
castigo: rimase chiuso nello sgabuzzino per due giorni. Poteva uscire solo per
mangiare e andare in bagno.
«Capisci che, dopo questa mia
esperienza, ho cambiato completamente idea su cosa fare da grande ed è così che
ho optato per l’avvocatura, per difendere chi, come me, ha subito un torto!!!»
disse, sorridendo.
«Certo che l’hai combinata
bella!» commentò ilare Jessica.
Insomma… la giornata trascorse
così, in un excursus di passato, presente e futuro e, in men che non si dica,
arrivò l’ora di rientrare a casa.
Elvira Tonelli
NEI PROSSIMI GIORNI IL CAPITOLO 6