Era una calda
mattina d’estate. A metà luglio l’aria in pieno centro era irrespirabile. Tania
viveva sola a Torino, in via Giolitti, al terzo piano di un palazzo ancora
senza ascensore. Il suo alloggio - un monolocale - era veramente minuscolo, ma
non si poteva permettere altro, al momento. Era comunque riuscita a renderlo
davvero accogliente. L’affitto era alto, però doveva ammettere che era comoda a
tutto e, in particolare, non aveva problemi di spostamento nemmeno per andare al
lavoro.
Il lavoro… già!
Faceva la segretaria in una piccola concessionaria. Di per sé amava le mansioni
che le erano state affidate e le svolgeva con cura, ma non c’era affiatamento
né con i colleghi, né con i due titolari. Ogni giorno arrivava con l’ansia
addosso per paura di rimproveri, spesso e volentieri, ingiustificati. Era
trattata come un oggetto più che come una persona. Al momento, però, doveva
resistere. Aveva bisogno di quel lavoro per vivere. Infatti non poteva contare
sull’aiuto economico di nessuno. I suoi genitori l’avevano cresciuta “per
obbligo” fino ai 18 anni e poi le avevano fatto chiaramente capire che in casa
non era più ben accetta. Lei si era dovuta rimboccare le maniche. Era riuscita,
dopo qualche mese, a trovare quell’alloggio e lì si era sistemata.
Nonostante
la vita che conduceva fosse piuttosto monotona, Tania non si lamentava. Era
sola, è vero, ma era abituata così e la situazione non le pesava più di tanto.
E poi aveva una grande passione: la lettura. Amava leggere più di qualunque altra
cosa e ogni momento libero era dedicato a quello. Andava regolarmente in
biblioteca e qui prendeva in prestito svariati libri, di generi diversi. Il suo
sogno era quello, un giorno, di aprire una libreria tutta sua. Magari fosse
riuscita a realizzarlo! Le servivano dei soldi, ma con lo stipendio che
guadagnava riusciva a malapena a coprire tutte le spese, figuriamoci metterne
qualcuno da parte e poi per un sogno così grande… Però i sogni non hanno
prezzo, perciò perché non continuare a volare con la fantasia?! Per Tania
leggere significava abbandonare totalmente la mente e lasciarla vagare. Quando
leggeva si estraniava dal mondo ed era completamente in balia del racconto:
piangeva, rideva, si emozionava, si agitava, in base a ciò che l’autore del
libro faceva fare ai vari personaggi. Scrivere, per lei, era una vera e propria
arte, con la “A” maiuscola, perché con la scrittura l’autore permetteva al
lettore di staccare la spina dalla realtà quotidiana e di lasciar librare la
mente in mondi lontani, per lo più sconosciuti e sognare…
Fu un incontro con
una persona speciale a cambiarle la vita. Era un venerdì. In pausa pranzo Tania era
solita tornare a casa, ma quel giorno aveva voglia di prendere un po’ d’aria, così
si sistemò su una panchina in un parco lì vicino. Era intenta a leggere, quando
sentì una voce esile al suo fianco: “Non le dispiace se mi siedo qui?”.
Tania
alzò gli occhi e vide una signora anziana, ma molto distinta che la osservava
sorridente. “Nessun problema, prego!”, rispose. “Cosa sta leggendo così
concentrata?”. “Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks, il mio autore
preferito”. “Appassionante, eh? L’ho
letto anche io un paio di anni fa… Mi è piaciuto davvero molto!!”. Tania, a
quel punto, chiuse il libro e iniziò a conversare con la simpatica “nonnina”.
Scoprì che si chiamava Benedetta e che aveva 85 anni, portati splendidamente.
Ogni giorno, a quell’ora, era solita fare due passi per digerire pranzo, prima
di rientrare a casa per una pennichella. “Allora Tania, come mai hai lo sguardo
così triste?” le chiese a un certo punto. La ragazza iniziò a raccontarle la
sua vita, le frustrazioni sul lavoro, la sua solitudine. Quella donna che non
conosceva affatto, le dava fiducia, così si confidò come non le capitava da
ormai molto tempo. “Povera ragazza!! Perché ogni tanto non passi a trovarmi? Abito
giusto lì dietro” e le indicò il palazzo nel quale risiedeva.
Da quel momento,
quasi ogni giorno, Tania e Benedetta si incontravano al parco o a casa
dell’anziana signora, o al bar. Trascorrevano così qualche minuto in compagnia,
parlando del più e del meno. Tania si affezionò tantissimo, tant’è che iniziò a
chiamarla affettuosamente “nonna”. Benedetta le raccontò che anche lei un tempo
aveva una bella famiglia, ma ora non le restava più nessuno: suo marito era
morto dieci anni fa, e il figlio – ormai quarantenne – viveva in Germania e
tornava in Italia solo in occasione del Natale. Insomma, era sola anche lei.
Quei momenti divennero preziosi per entrambe. Spesso la gente che le vedeva passeggiare,
le scambiava per nonna e nipote.
Tania le parlò anche del suo sogno, del suo
amore sviscerato per i libri, per ciò che lei amava definire “l’arte dello
scrivere e del leggere” che, neanche farlo apposta, era anche la passione e il
passatempo preferito di Benedetta la quale, a casa, aveva una libreria ben
fornita. Intanto, tra una chiacchiera e l’altra il tempo passava e giunse
dicembre. Faceva piuttosto freddo e le strade erano tutte imbiancate. Benedetta
non se la sentiva di uscire, così era sempre Tania che nella pausa pranzo e, a
volte, anche a cena passava da lei. Era un periodo in cui entrambe si sentivano
tristi. Il Natale, si sa, è fatto per stare in compagnia della propria
famiglia, dei propri cari. A rendere ancora più triste il periodo quell’anno,
fu la telefonata del figlio di Benedetta che la informò della sua impossibilità
a rientrare, causa un’improrogabile riunione di lavoro proprio a ridosso di
Natale. Non lo diede a vedere, ma Tania si accorse di quanto ci fosse rimasta
male.
Fu in quel momento che le propose di trascorrere quel giorno insieme.
Sarebbero andate alla Messa delle 10 e poi avrebbero pranzato e chiacchierato
per il resto della giornata. Benedetta accettò immediatamente. ‘Che tenerezza
vedere una donna della sua età così felice’ pensò Tania. Era il primo anno, da
quando era andata a vivere da sola, che avrebbe trascorso le festività in
compagnia. Quella mattina, come da accordi, Tania si recò dalla sua acquisita
nonnina alle 9.30. Insieme si recarono alla chiesa poco distante dove
assistettero alla Messa. Poi rientrarono a casa dove pranzarono chiacchierando
allegramente e cercando di non pensare a nulla che avrebbe potuto rovinare quel
giorno meraviglioso. A metà pomeriggio Tania le diede il regalo. Aveva trovato
in un negozio poco distante una sciarpa, un cappello e un paio di guanti di
lana. Le sue finanze non le avevano permesso di eccedere, ma Benedetta apprezzò
tantissimo quel gesto e la
ringraziò. Ora toccava a lei.
“Ascolta Tania, mettiti il
cappotto che dobbiamo uscire” le ordinò. “Uscire? Ma fa piuttosto freddo fuori.
Cos’è? Vuoi già provare il mio regalo?” chiese stupita Tania. “Non fare storie
e andiamo!” disse con un tono che non ammetteva repliche. “Come vuoi”. Tania
non aveva idea di dove volesse andare, ma la accontentò. Uscite,
svoltarono subito a destra, proseguirono per un centinaio di metri raggiungendo
il palazzo a fianco. Si fermarono davanti a una serranda di un negozio
abbassata. “Eccoci arrivate” disse con
emozione Benedetta. “Arrivate? Ma qui non c’è nulla, se non un negozio chiuso e
abbandonato” replicò Tania, sempre più incuriosita. “Sì, hai ragione. Tieni
queste chiavi, apri e alza la serranda, non deve essere troppo pesante”. Tania
decise di non farsi più domande ed eseguì gli ordini. Senza troppa fatica tirò
su la serranda, poi aprì la
porta. Si trovò all’interno di un negozio non eccessivamente
grande e completamente vuoto. “Eccoci!” disse con voce sognante Benedetta.
“Questo era il regno di mio marito. Era un calzolaio molto in gamba, sai? Era
qui che passava le sue giornate e aveva una marea di clienti che gli erano
molto affezionati… Io venivo spesso ad aiutarlo. Quando è andato in pensione
non ha voluto venderlo e ha continuato a riparare scarpe solo più agli amici.
Non poteva farne a meno. Poi, una volta morto, mio figlio voleva disfarsene, ma
per fortuna non ho voluto sentire ragioni!! Ora ho preso una decisione: voglio
che tu apra la tua libreria qui. Cosa ne pensi?”. Seguì un momento di silenzio.
Tania rimase senza parole! Il suo sogno stava forse prendendo forma?
“Benedetta… non posso accettare!! Riesco a
malapena a pagarmi l’affitto del monolocale in cui abito, un altro sarebbe
troppo… Ti ringrazio davvero tanto, sarebbe stupendo, ma non posso”. “Cara
ragazza, non voglio nessun affitto. Il negozio è tuo. Ho già fatto anche tutte
le pratiche burocratiche, onde evitare poi problemi futuri con mio figlio. Ora
puoi farne cosa vuoi, ma se apri la libreria, sappi che sarò una tua cliente
fissa!”. Tania era sempre più stupefatta!! Quello era il suo più bel Natale.
Non solo lo aveva trascorso in compagnia, ora si ritrovava anche proprietaria
di un negozio che, con un po’ di lavoro, avrebbe potuto trasformare in
libreria!!! Non ci poteva credere. Non sapendo cosa dire, l’abbracciò forte.
Da
quel giorno la sua vita cambiò. Andava al lavoro senza più ansia, la sera la
dedicava interamente a progettare il suo sogno. Benedetta le presentò anche un
ragazzo giovane, figlio di una sua amica, che lavorava in banca e che, con
molta pazienza, le diede un po’ di ragguagli su un mutuo che doveva fare per
poter iniziare i lavori. Non era mai stata così felice!
Trascorsero tre mesi
durante i quali ogni momento libero Tania era in negozio. Benedetta, spesso e
volentieri, la raggiungeva aiutandola nei lavori meno pesanti. Sistemarono le
scaffalature, crearono un angolo che Tania chiamò “l’arte della lettura” e un
altro che divenne “l’arte dello scrivere” con tavolini e poltroncine per
permettere ai futuri clienti di esprimere liberamente la propria forma di arte.
Intanto Tania si licenziò dalla concessionaria. Sapeva che con la libreria
stava facendo un salto nel buio, ma nella vita bisogna correre dei rischi. Lei
amava i libri, amava leggere più di qualunque altra cosa ed era convinta che ce
l’avrebbe fatta. Lo doveva a lei stessa e a Benedetta, la persona che ormai lei
definiva “il suo angelo”. Era lei, infatti, che l’aveva spronata a non
lasciarsi sopraffare dall’arroganza degli altri e a rincorrere, a costo di
enormi sacrifici, i propri sogni. Era lei che le aveva fatto capire che nella
vita non bisogna mai lasciarsi abbattere. Insomma… da quando le loro strade si
erano incrociate, era stato tutto un percorso in salita.
Tania non si era più
sentita sola, al contrario aveva trovato una persona che non solo la ascoltava,
ma le dava preziosi consigli e la spronava a non farsi mettere i piedi in
testa, a non chiudersi in se stessa, a combattere per ciò in cui credeva. E
quando aveva imparato a vedere il bicchiere mezzo pieno, ecco che le aveva
fatto una sorpresa bellissima. Ora ne era sicura: qualcuno da lassù le aveva
mandato quell’angelo e lei ne era profondamente riconoscente.
Arrivò metà
aprile. Tutto era pronto per l’inaugurazione. La libreria venne chiamata “Il
sogno”. Quel giorno furono molte le persone che si presentarono. Benedetta
tenne un discorso nel quale elogiò la caparbietà e le capacità della sua nipote
acquisita Tania. Questa nuova attività la fece rinascere. Tania sembrava più
bella. Ogni giorno, prima di aprire il negozio, passava dal suo angelo, poi si
recava in libreria. Qui sistemava i nuovi libri arrivati, li catalogava,
effettuava gli ordini e chiacchierava amabilmente con chiunque si presentasse.
Gli spazi “arte del leggere” e “arte dello scrivere” ebbero uno strepitoso
successo e divennero un luogo di ritrovo per le persone anziane che volevano
trascorrere due ore leggendo in compagnia e per quelle più giovani che
iniziarono a raccontarsi e a inventare storie.
Osservando la “sua creazione”
Tania ripensò al suo passato, alle difficoltà riscontrate, alle ingiustizie
subite, alla solitudine che per molti anni l’aveva accompagnata. E si rese
conto che era stato proprio il suo grande amore per i libri a farle cambiare in
meglio la propria vita. Un amore incondizionato, ricco di emozioni. Un amore
che le aveva fatto incontrare il suo angelo e le aveva regalato una nuova
vita!!
E. T.