Era
una calda mattina d’estate. A metà luglio l’aria in pieno centro era
irrespirabile. Tania viveva sola a Torino, in via Giolitti, al terzo piano di
un palazzo ancora senza ascensore. Il suo alloggio - un monolocale - era
veramente minuscolo, ma non si poteva permettere altro, al momento.
Era
comunque riuscita a renderlo davvero accogliente. Ci aveva impiegato molto
tempo, ma lo aveva arredato con stile e lo sentiva veramente suo. L’affitto era
alto, però doveva ammettere che era comoda a tutto e, in particolare, non aveva
problemi di spostamento nemmeno per andare al lavoro, infatti in meno di dieci
minuti a piedi giungeva a destinazione.
Il
lavoro… già! Tania non era assolutamente soddisfatta. Faceva la segretaria in
una piccola concessionaria. Di per sé amava le mansioni che le erano state
affidate e le svolgeva con cura, ma non c’era affiatamento né con i colleghi,
né con i due titolari. Ogni giorno arrivava con l’ansia addosso per paura di
rimproveri, spesso e volentieri, ingiustificati. Per non parlare poi delle rare
volte in cui aveva bisogno di un permesso… Era trattata come un oggetto più che
come una persona. “Tania fai questo, Tania chiama quel cliente, ecc.”. e poi,
neanche farlo apposta, quasi ogni giorno alle 17.55 le affidavano qualche
incarico da sbrigare immediatamente, così lei era costretta a rimanere sul
luogo di lavoro più del dovuto, ovviamente senza essere retribuita per quegli
straordinari. Al momento, però, doveva resistere. Aveva bisogno di quel lavoro
per vivere. Infatti non poteva contare sull’aiuto economico di nessuno.
I
suoi genitori l’avevano cresciuta “per obbligo” fino ai 18 anni e poi le
avevano fatto chiaramente capire che in casa non era più ben accetta. Lei non
ci era rimasta troppo male, perché in tutti quegli anni non aveva mai ricevuto
un abbraccio, un bacio, un gesto d’affetto da parte loro. In compenso si era
dovuta rimboccare le maniche e darsi da fare per trovare una sistemazione.
Era
riuscita, dopo qualche mese, a trovare quell’alloggio e lì si era sistemata.
Non si poteva dire che avesse una vita sociale appagante. In realtà aveva una
cara amica, Clara, che però da ormai due anni si era trasferita a Parigi. Si
sentivano saltuariamente e ogni tanto si scrivevano qualche lettera, ma nulla
più. Nonostante la vita che conduceva fosse piuttosto monotona, Tania non si
lamentava. Era sola, è vero, ma era abituata così e la situazione non le pesava
più di tanto. E poi aveva una grande passione: la lettura. Amava
leggere più di qualunque altra cosa e ogni momento libero era dedicato a
quello. Andava regolarmente in biblioteca e qui prendeva in prestito svariati
libri, di generi diversi. Il suo sogno era quello, un giorno, di aprire una
libreria tutta sua, magari con un angolino riservato ai clienti per leggere e
sorseggiare un tè o un caffè in santa pace, lontani dalla frenesia della città.
Magari fosse riuscita a realizzarlo! Le servivano dei soldi, ma con lo
stipendio che guadagnava riusciva a malapena a coprire tutte le spese, figuriamoci
metterne qualcuno da parte e poi per un sogno così grande… Però i sogni non
hanno prezzo, perciò perché non continuare a volare con la fantasia?!
Fu
un incontro con una persona speciale a cambiarle la vita. Era un venerdì. In
pausa pranzo Tania era solita tornare a casa, ma quel giorno aveva voglia di
prendere un po’ d’aria, così si sistemò su una panchina in un parco lì vicino.
Era intenta a leggere, quando sentì una voce esile al suo fianco: “Non
le dispiace se mi siedo qui?”. Tania alzò gli occhi e vide una signora anziana,
ma molto distinta che la osservava sorridente.
“Nessun
problema, prego!”, rispose.
“Cosa
sta leggendo così concentrata?”.
“Le
parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks, il mio autore preferito”.
“Appassionante,
eh? L’ho letto anche io un paio di anni fa… Mi è piaciuto davvero molto!!”.
Tania,
a quel punto, chiuse il libro e iniziò a conversare con la simpatica “nonnina”.
Scoprì che si chiamava Benedetta e che aveva 85 anni, portati splendidamente.
Ogni giorno, a quell’ora, era solita fare due passi per digerire pranzo, prima
di rientrare a casa per una pennichella.
“Allora
Tania, come mai hai lo sguardo così triste?” le chiese a un certo punto.
La
ragazza iniziò a raccontarle la sua vita, le frustrazioni sul lavoro, la sua
solitudine. Quella donna che non conosceva affatto, le dava fiducia, così si
confidò come non le capitava da ormai molto tempo.
“Povera
ragazza!! Perché ogni tanto non passi a trovarmi? Abito giusto lì dietro” e le
indicò il palazzo nel quale risiedeva.
Da
quel momento, quasi ogni giorno, Tania e Benedetta si incontravano al parco o a
casa dell’anziana signora, o al bar. Trascorrevano così qualche minuto in
compagnia, parlando del più e del meno. Tania si affezionò tantissimo, tant’è
che iniziò a chiamarla affettuosamente “nonna”. Benedetta le raccontò che anche
lei un tempo aveva una bella famiglia, ma ora non le restava più nessuno: suo
marito era morto dieci anni fa, e il figlio – ormai quarantenne – viveva in
Germania e tornava in Italia solo in occasione del Natale. Insomma, era sola
anche lei.
Quei
momenti divennero preziosi per entrambe. Spesso la gente che le vedeva
passeggiare, le scambiava per nonna e nipote. Tania le parlò anche del suo
sogno, del suo amore sviscerato per i libri che, neanche farlo apposta, erano
anche la passione e il passatempo preferito di Benedetta la quale, a casa,
aveva una libreria ben fornita.
Intanto,
tra una chiacchiera e l’altra il tempo passava e giunse dicembre. Faceva
piuttosto freddo e le strade erano tutte imbiancate. Benedetta non se la
sentiva di uscire, così era sempre Tania che nella pausa pranzo e, a volte,
anche a cena passava da lei. Era un periodo in cui entrambe si sentivano
tristi. Il Natale, si sa, è fatto per stare in compagnia della propria
famiglia, dei propri cari. A rendere ancora più triste il periodo quell’anno,
fu la telefonata del figlio di Benedetta che la informò della sua impossibilità
a rientrare, causa un’improrogabile riunione di lavoro proprio a ridosso di
Natale. Non lo diede a vedere, ma Tania si accorse di quanto ci fosse rimasta
male. Fu in quel momento che le propose di trascorrere quel giorno insieme.
Sarebbero andate alla Messa delle 10 e poi avrebbero pranzato e chiacchierato
per il resto della giornata. Benedetta accettò immediatamente. ‘Che tenerezza
vedere una donna della sua età così felice’ pensò Tania. Era il primo anno, da
quando era andata a vivere da sola, che avrebbe trascorso le festività in
compagnia.
Quella
mattina, come da accordi, Tania si recò dalla sua acquisita nonnina alle 9.30.
Insieme si recarono alla chiesa poco distante dove assistettero alla Messa. Poi
rientrarono a casa dove pranzarono chiacchierando allegramente e cercando di
non pensare a nulla che avrebbe potuto rovinare quel giorno meraviglioso. A
metà pomeriggio Tania le diede il regalo. Aveva trovato in un negozio poco
distante una sciarpa, un cappello e un paio di guanti di lana. Le sue finanze
non le avevano permesso di eccedere, ma Benedetta apprezzò tantissimo quel
gesto e la ringraziò.
Ora toccava a lei.
“Ascolta
Tania, mettiti il cappotto che dobbiamo uscire” le ordinò.
“Uscire?
Ma fa piuttosto freddo fuori. Cos’è? Vuoi già provare il mio regalo?” chiese
stupita Tania.
“Non
fare storie e andiamo!” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Come
vuoi”.
Tania
non aveva idea di dove volesse andare, ma la accontentò. Uscite,
svoltarono subito a destra, proseguirono per un centinaio di metri raggiungendo
il palazzo a fianco. Si fermarono davanti a una serranda di un negozio
abbassata.
“Eccoci
arrivate” disse con emozione Benedetta.
“Arrivate?
Ma qui non c’è nulla, se non un negozio chiuso e abbandonato” replicò Tania,
sempre più incuriosita.
“Sì,
hai ragione. Tieni queste chiavi, apri e alza la serranda, non deve essere
troppo pesante”.
Tania
decise di non farsi più domande ed eseguì gli ordini.
Senza
troppa fatica tirò su la serranda, poi aprì la porta. Si trovò
all’interno di un negozio non eccessivamente grande e completamente vuoto.
“Eccoci!”
disse con voce sognante Benedetta. “Questo era il regno di mio marito. Era un
calzolaio molto in gamba, sai? Era qui che passava le sue giornate e aveva una
marea di clienti che gli erano molto affezionati… Io venivo spesso ad aiutarlo.
Quando è andato in pensione non ha voluto venderlo e ha continuato a riparare
scarpe solo più agli amici. Non poteva farne a meno. Poi, una volta morto, mio
figlio voleva disfarsene, ma per fortuna non ho voluto sentire ragioni!! Ora ho
preso una decisione: voglio che tu apra la tua libreria qui. Cosa ne pensi?”.
Seguì
un momento di silenzio. Tania rimase senza parole! Il suo sogno stava forse
prendendo forma?
“Benedetta…
non posso accettare!! Riesco a malapena a pagarmi l’affitto del monolocale in
cui abito, un altro sarebbe troppo… Ti ringrazio davvero tanto, sarebbe
stupendo, ma non posso”.
“Cara
ragazza, non voglio nessun affitto. Il negozio è tuo. Ho già fatto anche tutte
le pratiche burocratiche, onde evitare poi problemi futuri con mio figlio. Ora
puoi farne cosa vuoi, ma se apri la libreria, sappi che sarò una tua cliente
fissa!”.
Tania
era sempre più stupefatta!! Quello era il suo più bel Natale. Non solo lo aveva
trascorso in compagnia, ora si ritrovava anche proprietaria di un negozio che,
con un po’ di lavoro, avrebbe potuto trasformare in libreria!!! Non ci poteva credere.
Non sapendo cosa dire, l’abbracciò forte.
Da
quel giorno la sua vita cambiò. Andava al lavoro senza più ansia, la sera la
dedicava interamente a progettare il suo sogno. Benedetta le presentò anche un
ragazzo giovane, figlio di una sua amica, che lavorava in banca e che, con
molta pazienza, le diede un po’ di ragguagli su un mutuo che doveva fare per
poter iniziare i lavori. Non era mai stata così felice!
Trascorsero
tre mesi durante i quali ogni momento libero Tania era in negozio. Benedetta,
spesso e volentieri, la raggiungeva aiutandola nei lavori meno pesanti.
Sistemarono le scaffalature, crearono un angolo-lettura con due tavolini e
poltroncine. Sua “nonna” riprese in mano l’uncinetto e creò degli splendidi
centrotavola per abbellirli.
Intanto
Tania si licenziò dalla concessionaria, lasciando in difficoltà titolari e
colleghi che, presi alla sprovvista, si resero conto di quanto lei fosse
indispensabile e cercarono in tutti i modi di dissuaderla dall’andarsene. Tania
non fece una piega. Sapeva che con la libreria stava facendo un salto nel buio,
ma nella vita bisogna correre dei rischi. Lei amava i libri, amava leggere più
di qualunque altra cosa ed era convinta che ce l’avrebbe fatta. Lo doveva a lei
stessa e a Benedetta, la persona che ormai lei definiva “il suo angelo”. Era
lei, infatti, che l’aveva spronata a non lasciarsi sopraffare dall’arroganza
degli altri e a rincorrere, a costo di enormi sacrifici, i propri sogni. Era
lei che le aveva fatto capire che nella vita non bisogna mai lasciarsi
abbattere. Insomma… da quando le loro strade si erano incrociate, era stato
tutto un percorso in salita. Tania non si era più sentita sola, al contrario
aveva trovato una persona che non solo la ascoltava, ma le dava preziosi
consigli e la spronava a non farsi mettere i piedi in testa, a non chiudersi in
se stessa, a combattere per ciò in cui credeva. E quando aveva imparato a
vedere il bicchiere mezzo pieno, ecco che le aveva fatto una sorpresa
bellissima. Ora ne era sicura: qualcuno da lassù le aveva mandato quell’angelo
e lei ne era profondamente riconoscente.
Arrivò
metà aprile. Tutto era pronto per l’inaugurazione. La libreria venne chiamata
“Il sogno”. Quel giorno furono molte le persone che si presentarono. Benedetta
tenne un discorso nel quale elogiò la caparbietà e le capacità della sua nipote
acquisita Tania. Questa nuova attività la fece rinascere. Tania sembrava più
bella. Ogni giorno, prima di aprire il negozio, passava dal suo angelo, poi si
recava in libreria. Qui sistemava i nuovi libri arrivati, li catalogava,
effettuava gli ordini e chiacchierava amabilmente con chiunque si presentasse.
L’angolo-lettura ebbe uno strepitoso successo e divenne un luogo di ritrovo
soprattutto per le persone non più giovani che volevano trascorrere due ore leggendo
in compagnia.
Osservando
la “sua creazione” Tania ripensò al suo passato, alle difficoltà riscontrate,
alle ingiustizie subite, alla solitudine che per molti anni l’aveva
accompagnata. E si rese conto che era stato proprio il suo grande amore per i
libri a farle cambiare in meglio la propria vita. Un amore incondizionato,
ricco di emozioni. Un amore a cui si era aggiunto il grande affetto per una
donna straordinaria. Un amore che le aveva fatto incontrare il suo angelo e le
aveva regalato una nuova vita!!
Elvira Tonelli