Sono sempre di più gli
scrittori, o presunti tali, che si affidano all’auto-pubblicazione. Una strada
nuova, interessante e stimolante per lasciarsi alle spalle le sempre più
numerose case editrici a pagamento, che promettono mari e monti per poi offrire
un mero servizio di tipografia: stampano i libri, spesso, senza neanche
leggerli.
Vi sono anche case
editrici serie, che non chiedono denaro, ma che peccano nella promozione,
lasciando l’autore in balìa di dubbi, perplessità e non fornendogli i mezzi necessari
per promuoversi in maniera efficace ed efficiente. Infatti non basta fare
presentazioni in librerie per vendere migliaia di copie. E’ un buon mezzo di
pubblicità, ma non sufficiente.
E allora che fare? L’unica
strada da percorrere pare essere quella del self-publishing.
Come procedere?
Semplice! Una volta che un autore ha scritto un romanzo, un racconto, un
saggio, di qualsiasi genere, si affida ad Amazon, Youcanprint, Narcissus, e chi
più ne ha più ne metta, segue le istruzioni e voilà… il gioco è fatto!
In poche ore il romanzo
è online sui principali store.
Ma non finisce qui. Ora
inizia la fase più difficile e complicata. Quella della promozione. Ognuno fa
ciò che ritiene più opportuno. C’è chi si fa ospitare in blog di conoscenti per
una presentazione dell’opera, chi rilascia interviste, chi divulga brevi
videomessaggi, chi si fa recensire, ecc.
E poi? Si aspetta che
qualcuno, incuriosito, acquisti il libro.
Amando leggere ho avuto
modo di passare in rassegna molti romanzi, sia cartacei sia ebook, e
soprattutto in questi ultimi, ho trovato tantissimi refusi, solo di battitura
quando va bene, ma spesso anche grammaticali. Apostrofi dimenticati,
punteggiatura usata a caso, ripetizioni…
Allora mi sorge un
dubbio. Chi si auto-pubblica ci tiene veramente a farsi conoscere come
scrittore? Personalmente se leggo un libro scritto male, il contenuto – seppur interessante
– passa in secondo piano, perché una volta pubblicata, l’opera deve essere
perfetta. L’acquirente vuole, infatti, un prodotto eccellente e non di mediocre
o scarsa qualità.
Cosa voglio dire con
questo? Tutti quando scriviamo ci facciamo prendere dalla foga del momento, per
cui è normalissimo fare errori. Poi, però, c’è la fase della revisione - la più
importante - che deve essere fatta in primis dall’autore stesso e poi affidata
a terzi, SEMPRE.
Anche se quando
andavamo a scuola avevamo 10 in italiano, anche se ci riteniamo perfetti
conoscitori della lingua.
Solo dopo potremmo
auto-pubblicare un’opera degna di essere letta. Ne va della nostra reputazione.
Se io pubblico un libro pieno di refusi, do l’idea di aver scritto
svogliatamente e, probabilmente, chi ha speso dei soldi per leggere la mia
opera, non ne spenderà altri per me, perché non li merito, a ragione.
Pertanto uno scrittore
deve scrivere UN BUON CONTENUTO IN
ITALIANO CORRETTO.
Elvira Tonelli