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mercoledì 11 febbraio 2015

UN REGALO PER VOI: IL QUARTO CAPITOLO DE "IL SOLE ORA SPLENDE"

In attesa dell'uscita della seconda edizione del romanzo "IL SORRISO INNOCENTE DELL'AMORE", ecco a voi il mio racconto "IL SOLE ORA SPLENDE". Oggi vi propongo il CAPITOLO 4:

Con Raffa vicino, tutte le difficoltà quotidiane, passavano in secondo piano.
Suo padre sembrava essere persino felice per lei. La vedeva finalmente sorridente e serena.
Lui, invece, iniziava a non sopportare più quella sensazione che provava, legata alla sua completa astinenza dall’alcool.
Era passato quasi un mese da quando aveva smesso di bere. Ogni volta che la tentazione era forte, cercava subito di impegnarsi in qualcosa e così aveva sistemato la persiana della sua camera da letto, ormai da troppo tempo rotta, aveva cambiato la lampadina in cantina, accatastato tutta la legna in cortile. E, quando non aveva voglia di lavorare, prendeva la bicicletta e si faceva tranquille gite in campagna. Partiva da casa e, dopo aver attraversato la strada principale, svoltava a destra in una via sterrata che costeggiava i campi coltivati in prevalenza a mais poi, passando di fianco al cimitero, proseguiva fino a ritornare sulla strada principale. Erano soltanto quattro chilometri, ma con il suo andamento lento, impiegava quasi un’ora, anche perché, spesso e volentieri, incontrava qualche contadino e si fermava a scambiare due parole.
Jessica gli aveva regalato Puffy, un cucciolo di Labrador che lui, nonostante la diffidenza iniziale, ora adorava. Lo seguiva ovunque e, quando era di cattivo umore, gli bastava guardare il suo cucciolo scodinzolare, per tornare a sorridere.
Quando incontrava i suoi amici in giro, si fermava a parlare del più e del meno ma, alla richiesta di prendere un aperitivo o bere qualcosa al bar, rifiutava sempre.
Non era voluto andare agli incontri degli Alcolisti Anonimi perché era sicuro di potercela fare da solo. Ora, però, la sua resistenza si faceva sempre più flebile.
Quando andava a fare la spesa al supermercato cercava sempre di evitare la corsia delle bevande.
Era, ormai, metà novembre e quel giorno il freddo era particolarmente pungente. Luigi era a spasso con il cane quando, sulla strada del ritorno, incontrò Luca, un amico del bar.
«Ehi Luigi, da quanto tempo che non ti si vede più in giro!!! Che ti è successo?», chiese.
«Veramente sono sempre in giro, solo che ora, con il cane, preferisco posti più tranquilli», rispose lui.
«Oggi fa un freddo… ti va di andare al bar, a prendere qualcosa per scaldarci un po’?», lo provocò Luca.
«Mah, non so… con il cane…», disse lui, piuttosto titubante.
La tentazione era così forte che cercava di aggrapparsi a qualunque cosa pur di evitare i bar.
«Cosa c’entra il cane? Al Centro (così si chiamava il locale, poco distante da dove si trovavano loro in quel momento) può entrare anche lui», replicò indicandolo.
«E va bene…», cedette Luigi.
I due entrarono nel bar, si sedettero e Puffy si accucciò sotto il tavolo. Quando arrivò la cameriera, il cucciolo guardò Luigi con due occhi che parevano dirgli ‘Occhio a cosa ordini!’.
«Cosa posso portarvi?», chiese gentile.
«Per me un bianco», disse senza esitazioni Luca.
«Per me… un caffè», ordinò Luigi.
«Un caffè? Ma allora stai proprio male! Dai fatti un bianco, che sarà mai?», lo incitò Luca.
«Mah… non so… e va bene, portami anche un bianco», cedette, infine.
Dopotutto era un mese che non beveva nulla di alcolico, un bicchiere di vino non gli avrebbe certo fatto male. E poi, la vita era la sua. Non sopportava di dover sempre essere controllato dagli altri.
Quando arrivarono le ordinazioni, i due amici brindarono e, poi, Luigi assaporò quel gusto che tanto gli era mancato. Si sentiva in Paradiso. Che bella sensazione…
Bevve fino all’ultima goccia e poi, per evitare il peggio, si alzò, salutò l’amico e se ne andò.
Era soddisfatto perché era riuscito a frenare la sua voglia. Dopo quel bicchiere, infatti, ne avrebbe ordinato subito un altro, ma non lo fece.
Rientrato a casa, ritornò al suo solito tran tran.
Adesso, però, sapeva di riuscire a dire ‘basta’ per cui avrebbe potuto ricominciare a bere ogni tanto un bicchiere.
Non disse nulla, ovviamente, a sua figlia.
Ultimamente lei, non era molto in casa. Di giorno al lavoro e di sera, sovente, usciva.
Lo vedeva dai suoi occhi che si era innamorata ed era felice per lei. Si augurava che il suo ragazzo fosse una persona perbene e, soprattutto, affidabile, cosa che né lui, né tantomeno la sua ex moglie erano stati per Jessica.
Il giorno seguente si recò a fare la spesa e, facendo finta di nulla, mise nel carrello una bottiglia di grappa. ‘Da tenere nel caso qualcuno venisse a trovarmi’, si disse per giustificare l’acquisto.
Arrivato a casa andò subito nella sua camera a nasconderla.
Quel giorno cercò di concentrarsi sui piccoli lavoretti che doveva fare, ma nella testa aveva sempre il pensiero fisso della bottiglia di grappa. Verso sera non ce la faceva più. Salì in camera, prese in mano la bottiglia, la aprì, ne assaporò il profumo e poi, con un po’ di sensi di colpa, ne assaggiò un goccetto.
“Ah… quanto è buona, come ho fatto a stare senza per così tanto tempo… Un goccio ogni tanto aiuta a tirarmi un po’ su!”, pensò tra sé e sé.
Luigi non sapeva che da quel momento sarebbe iniziata la fine della sua esistenza.
Quando Jessica rientrò, notò qualcosa di strano nel comportamento di suo padre.
Sembrava più agitato, più nervoso del solito. Durante la cena, però, parlarono del più e del meno e quindi lei si tranquillizzò.
«Papà, ascolta, se per te non è un problema sabato e domenica vado al mare con Raffaele. Te la senti di stare a casa da solo?», chiese, premurosa, Jessica.
«Sono già sempre solo, sei tutto il giorno al lavoro! Comunque vai tranquilla e goditi il weekend», le disse.

Elvira Tonelli
NEI PROSSIMI GIORNI IL CAPITOLO 5

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