Con Raffa vicino, tutte le
difficoltà quotidiane, passavano in secondo piano.
Suo padre sembrava essere persino
felice per lei. La vedeva finalmente sorridente e serena.
Lui, invece, iniziava a non
sopportare più quella sensazione che provava, legata alla sua completa
astinenza dall’alcool.
Era passato quasi un mese da
quando aveva smesso di bere. Ogni volta che la tentazione era forte, cercava
subito di impegnarsi in qualcosa e così aveva sistemato la persiana della sua
camera da letto, ormai da troppo tempo rotta, aveva cambiato la lampadina in
cantina, accatastato tutta la legna in cortile. E, quando non aveva voglia di
lavorare, prendeva la bicicletta e si faceva tranquille gite in campagna. Partiva
da casa e, dopo aver attraversato la strada principale, svoltava a destra in
una via sterrata che costeggiava i campi coltivati in prevalenza a mais poi, passando
di fianco al cimitero, proseguiva fino a ritornare sulla strada principale.
Erano soltanto quattro chilometri, ma con il suo andamento lento, impiegava
quasi un’ora, anche perché, spesso e volentieri, incontrava qualche contadino e
si fermava a scambiare due parole.
Jessica gli aveva regalato Puffy,
un cucciolo di Labrador che lui, nonostante la diffidenza iniziale, ora
adorava. Lo seguiva ovunque e, quando era di cattivo umore, gli bastava
guardare il suo cucciolo scodinzolare, per tornare a sorridere.
Quando incontrava i suoi amici in
giro, si fermava a parlare del più e del meno ma, alla richiesta di prendere un
aperitivo o bere qualcosa al bar, rifiutava sempre.
Non era voluto andare agli
incontri degli Alcolisti Anonimi perché era sicuro di potercela fare da solo.
Ora, però, la sua resistenza si faceva sempre più flebile.
Quando andava a fare la spesa al
supermercato cercava sempre di evitare la corsia delle bevande.
Era, ormai, metà novembre e quel
giorno il freddo era particolarmente pungente. Luigi era a spasso con il cane
quando, sulla strada del ritorno, incontrò Luca, un amico del bar.
«Ehi Luigi, da quanto tempo che
non ti si vede più in giro!!! Che ti è successo?», chiese.
«Veramente sono sempre in giro, solo
che ora, con il cane, preferisco posti più tranquilli», rispose lui.
«Oggi fa un freddo… ti va di andare
al bar, a prendere qualcosa per scaldarci un po’?», lo provocò Luca.
«Mah, non so… con il cane…»,
disse lui, piuttosto titubante.
La tentazione era così forte che
cercava di aggrapparsi a qualunque cosa pur di evitare i bar.
«Cosa c’entra il cane? Al Centro
(così si chiamava il locale, poco distante da dove si trovavano loro in quel
momento) può entrare anche lui», replicò indicandolo.
«E va bene…», cedette Luigi.
I due entrarono nel bar, si
sedettero e Puffy si accucciò sotto il tavolo. Quando arrivò la cameriera, il
cucciolo guardò Luigi con due occhi che parevano dirgli ‘Occhio a cosa ordini!’.
«Cosa posso portarvi?», chiese
gentile.
«Per me un bianco», disse senza
esitazioni Luca.
«Per me… un caffè», ordinò Luigi.
«Un caffè? Ma allora stai proprio
male! Dai fatti un bianco, che sarà mai?», lo incitò Luca.
«Mah… non so… e va bene, portami
anche un bianco», cedette, infine.
Dopotutto era un mese che non
beveva nulla di alcolico, un bicchiere di vino non gli avrebbe certo fatto
male. E poi, la vita era la
sua. Non sopportava di dover sempre essere controllato dagli
altri.
Quando arrivarono le ordinazioni,
i due amici brindarono e, poi, Luigi assaporò quel gusto che tanto gli era
mancato. Si sentiva in Paradiso. Che bella sensazione…
Bevve fino all’ultima goccia e
poi, per evitare il peggio, si alzò, salutò l’amico e se ne andò.
Era soddisfatto perché era
riuscito a frenare la sua voglia. Dopo quel bicchiere, infatti, ne avrebbe
ordinato subito un altro, ma non lo fece.
Rientrato a casa, ritornò al suo solito
tran tran.
Adesso, però, sapeva di riuscire
a dire ‘basta’ per cui avrebbe potuto
ricominciare a bere ogni tanto un bicchiere.
Non disse nulla, ovviamente, a
sua figlia.
Ultimamente lei, non era molto in
casa. Di giorno al lavoro e di sera, sovente, usciva.
Lo vedeva dai suoi occhi che si
era innamorata ed era felice per lei. Si augurava che il suo ragazzo fosse una
persona perbene e, soprattutto, affidabile, cosa che né lui, né tantomeno la
sua ex moglie erano stati per Jessica.
Il giorno seguente si recò a fare
la spesa e, facendo finta di nulla, mise nel carrello una bottiglia di grappa. ‘Da tenere nel caso qualcuno venisse a
trovarmi’, si disse per giustificare l’acquisto.
Arrivato a casa andò subito nella
sua camera a nasconderla.
Quel giorno cercò di concentrarsi
sui piccoli lavoretti che doveva fare, ma nella testa aveva sempre il pensiero
fisso della bottiglia di grappa. Verso sera non ce la faceva più. Salì in
camera, prese in mano la bottiglia, la aprì, ne assaporò il profumo e poi, con un
po’ di sensi di colpa, ne assaggiò un goccetto.
“Ah… quanto è buona, come ho
fatto a stare senza per così tanto tempo… Un goccio ogni tanto aiuta a tirarmi
un po’ su!”, pensò tra sé e sé.
Luigi non sapeva che da quel
momento sarebbe iniziata la fine della sua esistenza.
Quando Jessica rientrò, notò
qualcosa di strano nel comportamento di suo padre.
Sembrava più agitato, più nervoso
del solito. Durante la cena, però, parlarono del più e del meno e quindi lei si
tranquillizzò.
«Papà, ascolta, se per te non è
un problema sabato e domenica vado al mare con Raffaele. Te la senti di stare a
casa da solo?», chiese, premurosa, Jessica.
«Sono già sempre solo, sei tutto
il giorno al lavoro! Comunque vai tranquilla e goditi il weekend», le disse.
Elvira Tonelli
NEI PROSSIMI GIORNI IL CAPITOLO 5
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