I giorni che seguirono furono
piuttosto pesanti per Jessica. Tra lavoro e ospedale, non le rimaneva più molto
tempo per riposarsi e pensare a se stessa.
La settimana passò comunque in
fretta e Luigi riuscì, grazie alle cure, a rimettersi in forma. Tornò a casa la domenica. Jessica
andò a prenderlo in tarda mattinata.
Mangiarono un buon pranzetto che
quella mattina era riuscita a preparare e, cosa che non capitava ormai da
tempo, parlarono del più e del meno. Addirittura suo padre le chiese come si
trovava sul lavoro, com’erano i colleghi…
Dopo pranzo, mentre lei
sparecchiava tavola e dava una sistemata in cucina, lui fece una pennichella
poi, insieme, fecero due passi in paese. Andarono al bar, presero un caffè e
rientrarono a casa. La sera, prima di addormentarsi, Jessica non poté fare a
meno di pensare a come sarebbero stati i giorni seguenti. Dovendo andare al
lavoro, non poteva certo tenerlo sotto controllo. Durante la permanenza in
ospedale aveva provveduto a buttare tutte le bottiglie di vino e liquori vari presenti
in casa, ma sapeva che, per smettere, suo padre doveva tirare fuori tutta la
buona volontà. Aveva provato ad accennargli dei gruppi di Alcolisti Anonimi, ma
lui non ne voleva sapere.
«Ti dimostrerò che ce la posso
fare da solo. Me l’hanno detto i medici: se bevo, è la fine, quindi non sono
mica scemo…», le aveva detto. Lei sperava e pregava che quella brutta
esperienza gli fosse servita veramente da lezione.
Jessica riprese a vivere. Le
sembrava addirittura di sognare.
Spesso arrivava a casa a pranzo e
trovava il padre ai fornelli, tutto sorridente. Idem la sera. Poi lei si
chiudeva in camera a leggere e lui rimaneva in salotto davanti alla
televisione.
In questo periodo riprese anche a
uscire. Non aveva mai avuto una brillante vita sociale, un po’ per il suo
carattere tendenzialmente schivo, un po’ per la situazione famigliare.
Ora che sembrava essersi creata una
certa stabilità nella sua vita, però, aveva deciso di provare almeno a
coltivare qualche amicizia. In primis quella con il suo collega Raffa.
Ogni volta che lui le proponeva
una pizza o un aperitivo, lei prontamente rifiutava. Adesso basta!
Era ora di cambiare e così un
giorno, al lavoro, fu lei a proporgli una cena. Senza nemmeno pensare, Raffa le
rispose di sì. Si trovarono a Cuneo.
«Ciao! Sei tu che sei in anticipo
o sono io a essere in ritardo?», le chiese, sorridendo lui.
«Credo che io sia leggermente in
anticipo… Odio far aspettare!», rispose Jessica.
«Buono a sapersi», replicò Raffa.
Mangiarono una pizza e poi fecero
due passi in centro.
Raffa sapeva già molte cose di
lei, ma durante la serata ne scoprì molte altre e ancora di più gli venne
voglia di proteggere quella ragazza e di offrirle tutto l’affetto possibile.
Era praticamente cresciuta da
sola. Aveva dovuto affrontare il periodo più difficile nella vita di ogni
persona, quello dell’adolescenza, senza punti di riferimento. Aveva dovuto
subire insulti infondati e, spesso, anche calci e pugni semplicemente perché,
quando il papà era ubriaco, non ragionava più e la sua presenza lo infastidiva.
Aveva subito tutto ciò senza mai fiatare e, nonostante tutto, non lo aveva mai
lasciato solo.
Sua madre se n’era andata quando
lei era piccolina e da allora non l’aveva mai più cercata. Era stato molto
difficile per Jessica crescere senza la presenza di una figura femminile,
eppure non riusciva a odiare neppure lei. Addirittura si sentiva in colpa
perché era stata la sua nascita ad aver fatto divorziare i suoi.
«Jessica, io ti ammiro
moltissimo, sai? Nessuno si sarebbe comportato come te. Io per primo me ne
sarei andato non appena ne avessi avuto la possibilità. Come
hai fatto a vivere così?», chiese lui.
«Come ho fatto? Raffa, quando non
hai nessuno che ti vuole bene, nessuno con cui confidarti, nessuno con cui
semplicemente parlare, beh… ti aggrappi a qualsiasi cosa, anche se questa cosa
ti fa soffrire. E così ho fatto io… Non mi sento un’eroina per questo, anzi… e,
sai cosa ti dico? Devo ringraziare mio padre, nonostante tutto, perché, in
fondo, se non fosse stato per lui, io sarei stata affidata ad un orfanotrofio
e, sinceramente, credo che sia andata bene così…».
«Jessica io non critico il tuo
modo di fare. Te l’ho già detto, ti ammiro ed è per questo che, se tu hai un
piccolo posto per me nel tuo cuore, ti prometto che cercherò di darti sempre il
meglio».
La guardò con occhi così intensi
che a Jessica mancò il fiato. Era già da un po’ che anche lei iniziava a
provare qualcosa in più di semplice affetto per Raffa, ma aveva paura. Non si
era ancora mai innamorata in vita sua e ora questo sentimento nuovo la
spaventava.
«Non so come farei senza di te…
In questi giorni mi sei stato molto vicino senza mai essere invadente e l’ho
apprezzato molto. Nessuno sa effettivamente com’è stata la mia vita perché tu
sei il primo a cui l’ho raccontato. Non so neanche perché mi sono confidata
così. Non è da me. Ho paura di essere giudicata. Non sai quante persone, in
primis i vicini di casa, quando mi vedono mi guardano con compassione. Faccio
pena alla gente, e invece tu mi guardi per come sono. Non giudichi. Per questo
ti reputo una persona speciale».
Raffa non la lasciò nemmeno
finire di parlare che la abbracciò.
Aveva una voglia pazzesca di
posare le labbra sulle sue, ma non voleva forzare gli eventi. Voleva che
Jessica capisse che il suo amore era vero.
Lui era già stato innamorato in
passato. Aveva avuto due storie importanti, ma sentiva che questa volta era
diverso. Era come se l’amore che nutriva per Jessica fosse “qualcosa di più”.
Lei era la ragazza con cui avrebbe voluto vivere per sempre e questa sensazione
l’aveva provata dai primi giorni in cui l’aveva conosciuta sul lavoro.
Vederla così timida, ma nello
stesso tempo determinata e così impegnata sul lavoro, sempre attenta e
puntuale, gentile con tutti, beh… lo aveva fatto sciogliere come neve al sole.
«Sei tu una persona speciale e
poi, sei così tenera… è inutile che ci giro intorno, tanto penso tu l’abbia già
capito. Io ti amo, Jessica. Amo il tuo sguardo, il tuo modo di parlare, la tua
gentilezza, la tua tenerezza e anche la tua determinazione, il tuo coraggio…
Insomma amo tutto di te… e sono disposto a tutto per te. Ora non so se tu provi
gli stessi sentimenti e non ti voglio forzare, ma non potevo più nasconderti i
miei».
«Io non mi sono mai innamorata in
vita mia», disse lei, un po’ intimidita, «ma sto provando delle sensazioni
stranissime ora che sei così vicino a me…», proseguì a occhi bassi.
Lui mise un dito sotto il suo
mento e le fece alzare il viso, finché i loro sguardi si incontrarono.
In quel momento tutto il rumore
intorno si attutì, le loro labbra si sfiorarono, dapprima timide e poi con
sempre più foga.
Il bacio, il primo per Jessica,
fu così passionale.
Il loro cuore batteva forte e un
vortice di emozioni li avvolse.
Quando si staccarono, a Jessica
girava la testa e seguì un attimo di silenzio in cui, entrambi, cercarono di
rendersi conto di ciò che era appena successo.
Quella sera tornò a casa con le
farfalle nello stomaco e non riuscì a dormire.
Quella notte non pensò al
passato, ma solo al presente e al futuro. Ora voleva vivere quella storia, quel
nuovo capitolo della sua vita, con serenità.
Forse il fatto di essere nata,
anche se non voluta, iniziava ad avere un senso… Raffa le aveva dato l’input
per credere che la vita, nonostante tutto, poteva ancora riservarle delle belle
sorprese.
Elvira Tonelli
NEI PROSSIMI GIORNI IL CAPITOLO 4
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