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giovedì 9 maggio 2013

LA DURA VITA DI JESSICA



L’aria era gelida e i primi fiocchi di neve iniziavano a fare capolino. Prese la carretta, la riempì di legna, la spostò sotto il porticato e la svuotò, cercando di mettere ogni pezzo in ordine. Proseguì così per due ore. 



Non sentiva più le mani. Tremava come una foglia e la neve continuava a scendere sempre più copiosa. Verso mezzogiorno decise di fermarsi. Entrò in casa, suo padre non c’era e probabilmente non sarebbe tornato per tutto il giorno. Cercò di scaldarsi, invano. 

Mangiò una minestrina bollente e questo le permise di riprendere un po’ di colore. Poi prese un’aspirina e, prima che le forze venissero meno, tornò al suo lavoro. Era stanca, debole, e il mucchio di legna sembrava non diminuire mai. Oltretutto si era messo a nevicare seriamente. 

Con fatica riprese il suo ritmo. A un certo punto, però, si rese conto che le si stava oscurando la vista e, senza nemmeno accorgersene, cadde a terra, in mezzo al cortile.

Da “Il sole ora splende”

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