Oggi vi ripropongo l’intervista che mi è stata fatta da Susanna De Candia di “Temperamente” sul mio libro “In fondo si può sempre essere felici”.
Questa sera ospitiamo nel nostro salotto letterario l’esordiente Elvira Tonelli, autrice del libro In fondo si può sempre essere felice, recensito nel nostro sito nella categoria “Altroscaffale”.
In fondo si può sempre essere felici è la tua prima opera. Sembrerebbe una storia autobiografica. Quanto c’è di te, se c’è, in Rebecca?
Penso che la maggior parte degli autori, quando scrive, lascia trapelare quasi sempre qualcosa di sé. Non sempre si riesce o si vuole scindere completamente l’io autore dall’io protagonista. Detto ciò, il libro che ho scritto non è autobiografico, ma non posso nascondere che Rebecca, per certi aspetti del suo carattere, mi assomiglia. La sua fragilità iniziale, la sua insicurezza in qualche modo appartengono anche a me, così come anche la sua determinazione finale e la sua presa di coscienza sulle sue capacità. Nel libro ho voluto – attraverso la figura di Rebecca – far emergere la consapevolezza, secondo me insita in ognuno di noi (anche nei più “deboli”), di andare avanti a testa alta nonostante tutto. Di dimostrare agli altri, e prima ancora a sé stessi, che la vita è bella e qualunque cosa accada si è in grado, da soli o con l’aiuto di qualcuno, di rialzarsi e di riprendere in mano
la situazione. L’importante è mai abbattersi.
Rebecca può apparire (e all’inizio, effettivamente, lo è) una ragazza fragile ma acquista, poi, grinta e determinazione. C’è sempre bisogno di un evento esterno per trovare quella spinta per scoprire se stesse e esternare la propria vera personalità?
Non penso che ci sia sempre bisogno di un evento esterno per riuscire a scoprire se stessi. Sicuramente l’effetto esterno aiuta, perché ci fa vedere con più obiettività la situazione che stiamo vivendo e ci induce ad un esame di coscienza. Spesso, vuoi per il nostro carattere, vuoi per fattori esterni (mancanza di tempo, fare e avere sempre tutto e subito, ecc.) non ci rendiamo conto che gli eventi ci stanno soffocando, ci opprimono. E tendiamo a continuare ad andare avanti come abbiamo sempre fatto. In questo caso, però, non stiamo vivendo, ci stiamo solo adattando a vivere. Ed è, pertanto, un vivere a metà. Basterebbe solo fermarsi un attimo e chiedersi se vale la pena vivere così. O se stiamo solo sprecando tempo. Questo per dire che, secondo me, la presa di coscienza di ciò che stiamo vivendo è importante per capire cosa va e cosa non va. In alcuni casi è sufficiente per indurci al cambiamento, in altri – soprattutto nelle persone poco sicure di sé – no. Serve un “evento esterno” che, però, capita quando meno ce lo aspettiamo. Nel caso di Rebecca, l’evento scatenante è stato l’essere lasciata da Fabio. Lei, però, senza l’aiuto di Simone non ce l’avrebbe fatta, forse. Grazie al lui, invece, è riuscita ad esternare la propria vera personalità, a credere in se stessa e ad arrivare dove poi è arrivata. Sia dal punto di vista personale che professionale.
Cosa significa, per te, amare?
Amare significa darsi totalmente e completamente. L’amore tra due persone è la fusione delle anime. Amare significa abbandonarsi tra le braccia dell’altro/a, sorridere, piangere, cercarsi, essere sinceri con se stessi e con gli altri. Amare significa fiducia, gioia ma anche dolore, gratificazione, fatica, musica, poesia… Amare significa questo e ancora di più. L’amore è il sentimento più bello che si possa esprimere. Come diceva Madre Teresa di Calcutta: “Le persone che si amano in modo totale e sincero, sono le più felici del mondo. Magari hanno poco, magari non hanno nulla, ma sono persone felici. Tutto dipende dal modo un cui ci amiamo.” Questo significa che se l’amore è vero, non serve altro per vivere. L’amore è completezza, in tutto e per tutto.
Per dirla come i Negrita, “che rumore fa la felicità”?
La felicità fa il rumore di un sorriso fatto con il cuore, di un bambino appena nato che si apre al mondo, di un giardino pieno di fiori dai mille colori. Fa il rumore di un gesto gentile, della tranquillità di una giornata, del sole caldo e avvolgente dopo un brutto temporale. La felicità fa il rumore di un mondo unito, dove regna
la pace. Di una carezza, di un bacio dato con amore. Fa il rumore di un pensiero alle persone che amiamo, fa il rumore di una guarigione, di un riavvicinamento dopo l’abbandono. La felicità fa il rumore di uno sguardo. Dobbiamo cercarlo il rumore della felicità, imparare a riconoscerlo e lasciarci avvolgere da esso. Ricordatevi che, come sostengo nel libro, ognuno di noi “in fondo può sempre essere felice.”
Ringraziamo Elvira augurandole un buon cammino nel mondo letterario.
Qui, invece, trovate la recensione.
Buona lettura!!