Jessica crebbe, dunque,
tra mille difficoltà… Anche perché non tardarono ad arrivare le prime botte, le
urla, le critiche continue da parte di suo padre. Quando tornava a casa dal bar
ubriaco, Jessica già sapeva che ogni cosa che avrebbe fatto sarebbe stata
soggetta a lamentele. I maltrattamenti, spesso anche violenti, divennero ben
presto quotidianità.
Intanto lei cresceva.
Era una ragazza timida, chiusa e solitaria. Anche a scuola ebbe molte
difficoltà a farsi delle amicizie. Si sentiva diversa da tutte le altre. Le sue
compagne erano sempre allegre e sorridenti. Lei, al contrario, se ne stava
seduta al suo posto senza dar fastidio a nessuno. Interveniva se era
interpellata, per il resto se ne stava in disparte.
C’era Giulia, la sua
vicina di banco, che cercava di parlarle il più possibile. La vedeva triste e
voleva fare qualcosa per aiutarla. A volte le chiedeva di andare a casa
sua il pomeriggio per fare i compiti insieme.
Jessica, dopo tante
insistenze, si fece coraggio e chiese al padre il permesso. Luigi glielo
concesse senza problemi, purché tornasse a casa in tempo per preparare la cena.
Quei pomeriggi che
trascorreva da Giulia erano davvero piacevoli. Sua mamma si dimostrava sempre
molto premurosa nei suoi confronti e, sapendo da voci che circolavano in paese
come era la situazione di Jessica a casa, ogni volta le preparava dei
contenitori con del cibo già pronto, solo più da fare riscaldare. Lei accettava
volentieri, anche se non sapeva come ricambiare quel favore.
Con Giulia riuscì a
legare abbastanza, ma non confidava tutto. Aveva imparato a tenere per lei il
dolore, la tristezza e la solitudine che provava quando era con suo padre.
Invidiava molto la sua compagna. Prima di tutto perché lei aveva una madre con
la quale confidarsi e poi i suoi genitori erano fantastici. Quella casa era
piena di affetto, gioia e allegria… Lei, purtroppo, quella fortuna non l’aveva
avuta…
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